slaicobasmarghera.org 09-12-2012 NOTA STAMPA

RITENIAMO POCO INTELLIGENTE DA PARTE DI CHI HA AVVIATO QUESTA PROVOCAZIONE. LA MOSSA, INFATTI, PARE AVERE LO SCOPO OPPOSTO A QUELLO DICHIARATO. ANZICHE' INDAGARE SUI SUBAPPALTI, SPINGE AD INDAGARE IN DIREZIONI OCCULTE, PROPRIO PER NASCONDERE CIO' CHE TUTTI SANNO, E CIOE' CHE IN FINCANTIERI C'E' UN SISTEMA DI SFRUTTAMENTO MAFIOSO, E NON CERTO DA OGGI.

questo avviene non a caso: nel bel mezzo dello scandalo Commentale a Monfalcone a pochissimi giorni dall'inizio del processo (udienza GUP) al Tribunale di Venezia per lo scandalo Rocx-Eurotecnica, con 4 imputati di estorsione e riduzione in schiavitù. Si costituiranno parte civile la ns.O.S. e una quindicina di operai. Ieri sera si è tenuta una assemblea del Cobas Appalti Fincantieri di Marghera. Qui il volantino

Qui l'articolo della Nuova Venezia del 10-12-2012 - Silenzio da parte delle altre O.S. Il Gazzettino e il Corriere non parlano della ns.nota stampa

Secolo XIX 9-12-2012

Genova - La minaccia è giunta direttamente sul telefonino privato, via messaggio. Ed è sì velata, ma non per questo meno preoccupante. Per svariati motivi. Innanzitutto perché il destinatario è un alto dirigente di Fincantieri, poi perché chi ha scritto quel testo conosce il numero di cellulare del manager, ma pure perché dimostra di essere al corrente di quel che avviene negli stabilimenti navali, in particolare quello di Marghera, in provincia di Venezia.

Di più, l’autore delle intimidazioni fa riferimento a un imprenditore che avrebbe ottenuto appalti anche importanti e preannuncia una rapida “svolta”. Sull’episodio indagano, dallo scorso 26 novembre, gli agenti della divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) di Genova, gli stessi che hanno collaborato con i carabinieri dell’Antiterrorismo alle indagini sul ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi , avvenuto a maggio, e alla cattura dei presunti attentatori, gli anarcoinsurrezionalisti Alfredo Cospito e Nicola Gai tuttora detenuti.

E il legame con i fatti della scorsa primavera non è casuale, anzi: chi ha ricevuto il messaggio intimidatorio è inserito da tempo nella liste delle persone «attenzionate», su cui le forze dell’ordine hanno attivato un discreto quanto stringente dispositivo di sicurezza. In altre parole, nessuna scorta né tutela e però l’abitazione è periodicamente sorvegliata e in speciali occasioni il manager può essere affiancato da poliziotti o carabinieri.

Ad ogni modo l’inchiesta è appena all’inizio e gli investigatori non escludono alcuna pista. Innanzitutto toccherà agli esperti analizzare il testo del messaggio, spedito da una «utenza pubblica», scrivono all’Antiterrorismo: «Il suo amico ha portato la camorra dentro lo stabilimento. Presto si farà luce su tutto. Ridacci il nostro lavoro...»