La nostra partecipazione oggi non è possibile a causa di concomitanti attività legate alla situazione locale a Marghera e nelle zone dove siamo presenti, nonché alla gravità della penuria economica in cui versiamo da alcuni mesi a causa della pesantezza dell’attacco padronale.
Questo intervento è a nome di S.l.a.i. Co.Bas. per il sindacato di classe che in veneto sta conducendo vertenze in più province, molte delle quali hanno direttamente a che vedere con infortuni sul lavoro e malattie professionali.
In almeno 5 realtà lavorative, queste vertenze, sono frutto delle decisioni collettive dei cobas stessi :
federazione autisti, bica, appalti fincantieri, appalti san benedetto, lavoratrici del bellunese addette al confezionamento delle bottiglie di prosecco.
In ognuna di queste realtà vi sono anche vertenze direttamente inerenti ad infortuni ed incidenti sul lavoro, che spesso sono stati la molla che ha spinto alla creazione dei cobas.
A partire dalla prima assemblea della rete nazionale nel 2007, ci siamo impegnati alla costruzione della rete, in veneto, non come prosecuzione della rete nazionale, una scelta forse ingenua, ma che dovevamo fare proprio per dare la possibilità a varie altre realtà di dimostrarsi: associazione esposti amianto con la cui collaboriamo ancora, cobas dell’ospedale, giovani compagni sul territorio, settori della fiom.
Il bilancio è contradditorio.
Se da un lato abbiamo aperto dei varchi nella gestione borghese di numerosi fatti avvenuti nel territorio ( strage di cessalto, fughe di gas dal petrolchimico, incendio in raffineria, processo amianto fincantieri, infortuni in varie fabbriche, licenziamenti politici di autisti e ferrovieri che denunciavano la carenza di sicurezza e da ultimo la vertenza iniziata in san benedetto contro i ritmi folli di lavoro e le violazioni della regole più elementari di sicurezza nel reparto cernita pallets ), dall’altro lato spesso non siamo stati in grado di intervenire direttamente in alcuni tra i casi più gravi di morti sul lavoro nel nostro territorio.
La positività della spinta della rete nazionale sul nostro lavoro, anche e non solo con le manifestazioni di torino e taranto, non è stata sufficiente ad uscire dal proprio orticello, per molte altre realtà più o meno autoreferenziali: al di là dell’interesse, senza la nostra diretta partecipazione, non funzionava nulla.
Una eccezione è stata la manifestazione di Bassano per i morti alla tricom, nella quale abbiamo portato la nostra proposta in modo chiaro solidale aperto.
In risposta alla quale, proprio come dimostrazione negativa, di fronte alla data da molto tempo prevista di taranto 18 aprile, si è assistito ad una esplicita forma di sabotaggio (S.San Giovanni) contro la costruzione del nostro movimento unitario e classista su questo problema.
A questo punto si è potuto verificare che tutto quello che non era slai cobas all’interno della rete a livello locale, si è squagliato come neve al sole, e questo proprio quando siamo riusciti a creare un autentico scandalo sulle condizioni di schiavistiche di lavoro negli appalti della fincantieri a marghera.
Di fronte a questi limiti, ed anche all’appoggio del costituendo cobas studenti lavoratori di Venezia, che ci ha permesso di spiegare a quasi 1000 persone in piazza il 25 aprile, che cosa sia la nostra proposta ( come rete ), è venuta ad imporsi una fase di bilancio e di riflessione.
Ci ripromettiamo di ricostruire la rete su altre basi, sia come nodo effettivo della rete nazionale rispetto alla quale auspichiamo un aumento di rapporti tra le varie realtà, sia come conseguenza e necessità della auto-organizzazione sul territorio stesso.
Vogliamo anche dire che non consideriamo la rete nazionale, in prospettiva, come un coordinamento intergruppi dove possono dare le adesioni persino soggetti politici che nella pratica non danno alcun contributo. Infatti la lotta per la sicurezza sui posti di lavoro è lotta di classe nel senso più completo del termine.
Gianluca Bego
del coordinamento regionale veneto S.L.A.I. CoBas per il sindacato di classe