RELAZIONE DEL COMPAGNO di SLAI COBAS sindacato di classe
provinciale VENEZIA
SULLA ASSEMBLEA DELLE R.S.U. DEL SETTORE CHIMICI-RAFFINAZIONE PETROLI DI
MARGHERA DEL 16-1-2007 SVOLTASI AL CAPANNONE DEL PETROLCHIMICO DI MARGHERA
SULLA MESSA IN MOBILITA’ DEGLI OPERAI DOW CHEMICAL (T.D.I.) PRESENTI CON
PERMESSO SINDACALE I SOLI DELEGATI (per ora CGIL-CISL-UIL)
Gli operai si sono recati in anticipo alla assemblea per conoscere il loro destino dai sindacalisti federali che mantengono il monopolio sulla vertenza e che non lo vogliono condividere con altre forze di classe. La riunione era fissata alle 9 del mattino e i dirigenti sindacali (Baldan, Bianco, ecc.) arrivano con quasi 40 minuti di ritardo, puntualmente all’arrivo dei giornalisti e dei cameramen. Immediatamente prima dell’assemblea, rilasciano delle interviste (forma di democrazia !)
Comincia l’assemblea con 45 minuti di ritardo, e prende la parola il segr.federale Filcea CGIL (Baldan) parlando anche a nome di CISL e UIL, che mette in evidenza gli accordi presi in data 14 dicembre (già da ottobre) quindi degli incontri in data 21 dicembre con i dirigenti americani della DOW Chemical. Con aria rassegnata ha spiegato che gli accordi non sono stati rispettati e che in ogni caso lui non ha abbandonato il tavolo delle trattative con DOW. Questo dirigente, che ad inizio dicembre rappresentava l’accordo come una vittoria e la vertenza come una partita che andava chiusa senza ulteriori lotte, per le festivitò, adesso ha comunicato a DOW la sua laconica richiesta di abrogazione della decisione padronale presa.
In sintesi è scattata l’ora dei 75 giorni, che sono molto pochi, per la messa in mobilità dei 150 operai rimasti in DOW (a settembre erano 220). Di questi, già un primo piccolo contingente di operai è stato trasferito, questi primi sette devono trovare una reintegrazione entro 75 giorni pena la liquidazione.
Da parte di DOW, si prevede l’assorbimento di ENI, l’azienda multinazionale di proprietà interna, principale in Italia nel settore e per fatturato, che è la vera regista della ristrutturazione in corso nel polo chimico di Marghera; una azienda che è la stessa palese contraddizione con il concetto del libero mercato.
Da parte degli operai, è seguito alla relazione un periodo di alcuni minuti di silenzio.
C’era un misto di paura e di timidezza nel decidere di intervenire. L’aria era pesante e in sala non vi erano solo operai DOW ma anche di altri reparti ed aziende messe a rischio da una continua emorragia scientifica del polo chimico di Marghera (Fertilizzanti, Azotati, Fosgene, ecc.).
Sono intervenuti alcuni “riformisti” appoggiando la condotta dei sindacati (due interventi).
Un delegato a voce alta si alza in piedi allora senza chiedere la parola e dal suo posto senza recarsi al palco, inizia con un linguaggio di sfogo e rabbia. Afferma che la disoccupazione deve essere contenuta e fermata in questo paese (parlando sul piano nazionale), dice che quando la chimica sarà del tutto distrutta in questo polo per essere trasferita in altri paesi (dice la Germania), noi saremo tutti disoccupati e dobbiamo lottare continuamente in strada perché si è dimostrato che questa condotta dei dirigenti sindacali con i manager aziendali non ha portato a nulla e ci troviamo con 150 operai in mezzo alla strada entro 75 giorni; invitando quindi gli operai e gli stessi sindacati a riprendere la vertenza in termini di conflitto. Critica anche l’assorbimento da parte di ENI che non è una soluzione razionale.
Incoraggiati dal tono di voce di questo delegato, molti altri operai allora si affiancano al suo intervento dandogli ragione ed invitando altri alla protesta, alzando progressivamente la voce; il sindacalista a più riprese punto fa notare che non c’è tempo per tutti gli iscritti, e di mantenere la calma.
Ancora una volta, senza prendere alcuna decisione né mettere ai voti la condotta sindacale nella trattativa, si rinvia a febbraio, senza precisare la data esatta, a dopo cioè che si sarà effettuato un altro incontro con DOW.
Nei capannelli il compagno, ha raccolto lo sconcerto e l’inesperienza nella testimonianza dei giovani operai di alcuni reparti ed aziende, che si trovano nell’incertezza del posto di lavoro e della vita stessa, nonostante lavorino in un complesso tecnologico chimico di primaria importanza a livello continentale, su quale lavoro potranno eventualmente fare nonostante la loro preparazione acquisita in questo settore.
Nei capannelli, che in queste assemblee sono l’unica possibilità di nostra espressione, dato che ancora ha da sorgere un COBAS in una fabbrica chimica del polo, il compagno di SLAI COBAS sindacato di classe provinciale Venezia ha riportato alla memoria degli operai che le conquiste si sono avute sempre con le lotte, e ha ricordato loro che questa situazione deriva in linea generale dal maggiormente grave fatto della concertazione (Governo-Sindacati-Confindustria) del 1992-1993, che fu peraltro fortemente contestata nelle piazze nell’ottobre 1992. Ha fatto presente loro che sia per lo statuto dei lavoratori sia per altre leggi, ottenute grazie alle lotte della classe operaia e contadina, è stato versato sangue, sin dagli albori del movimento operaio (Livorno 1892, Milano 1898, Torino 1919, ecc.), fino al biennio ’68-’69 ed oltre. Nei suoi interventi il compagno ha spiegato il significato della tendenza neo-corporativa nella società, che nonostante sia morta e sepolta sul piano storico, ha iniziato ad affermarsi grazie alla concertazione.