Un gruppo di metalmeccanici, di precari e di pensionati e i privilegi della
classe politica

appello da La Spezia 24/3/2007

Lettera aperta a firma di lavoratori, pensionati, precari della provincia di
La Spezia

Oggi chi a sinistra, si dichiara profondamente deluso di questo governo,
rischia di essere accusato di fondamentalismo, di antipolitica.

Se un lavoratore o un pensionato dice che non ce la fa' a reggere il costo
della vita e non arriva a fine mese, se qualcuno ricorda che la precarietà
non è diminuita, che la sanità, la scuola, i trasporti funzionano male come
prima, se uno dice di aspettarsi dalla prossima "Riforma previdenziale" una
nuova mazzata, se c'è chi mette in discussione scelte e decisioni sulle
questioni internazionali, insomma se un elettore di sinistra è insoddisfatto
del governo ecco che viene rappresentato come pericoloso radical-estremista,
affossatore del governo "amico ".

Noi lavoratori, pensionati, precari, disoccupati ragioniamo con semplicità e
giudichiamo chi ci governa dalla giustizia sociale che crea o che non crea:
se i ricchi continuano a non piangere e i poveri sono rimasti tali, vuol
dire che i segnali di discontinuità o sono assenti o sono tanto deboli che
non si avvertono nella vita quotidiana.

E non ci consola affatto leggere analisi, approfondimenti, studi e dibattiti
sulla " crisi della politica ", perché ci sembrano persino, questi studi, un
diversivo per non affrontare le questioni reali: i salari, il costo della
vita, la precarietà del lavoro, la salute dei cittadini, l'evasione fiscale
.. Basterebbe, invece, per chi governa, guardare dentro il vivere quotidiano
delle persone, ascoltare il malumore e la critica, colmare la distanza tra
le promesse fatte e le decisioni prese, tra le parole e i fatti, sapendo che
per rendere efficace la politica, per governare, occorre non rinchiudersi
nei luoghi dove si decidono le leggi, ma essere lì dove vive la gente e
risolvere i problemi.

Recentemente autorevoli giornali e servizi televisivi hanno denunciato i
privilegi della classe politica. E basta fare un po' di conti, sommando alle
centinaia di milioni di euro l'anno per le pensioni dei deputati e dei
senatori, le indennità dei parlamentari in carica, dei ministri, dei
sottosegretari, consulenti, collaboratori e via via degli assessori,
consiglieri, portaborse (per poi scoprire che sono tenuti in nero) nelle
Regioni, Province, nei Comuni, fino alle circoscrizioni. Ne viene fuori una
bella cifra di miliardi di euro che, qualora fosse dimezzata, servirebbe ad
abolire alcuni ticket sanitari o l'aumento del bollo delle vecchie auto.

Cinque anni di carica parlamentare rendono 3108 euro al mese
indipendentemente dalla presenza in parlamento, persistono le pensioni-baby,
la rivalutazione automatica, il cumulo tra pensione di parlamentare e
indennità di incarico ministeriale, estensione dei privilegi anche ai
familiari e conviventi.

Ecco la vita in Parlamento (ma anche in Regione) fino a 20 mila euro al
mese, cifre che un operaio e un pensionato non si sogna di raggiungere
neppure in un anno.

Fuori dal Parlamento ci sono lavoratori e anziani che aspettano con paura la
quarta o la terza settimana del mese, ci sono i morti ogni giorno sul lavoro
nei cantieri nelle ditte, i licenziati e i precari, quelli che si ammalano
in fabbrica, i disperati per il lavoro perso, gli immigrati espulsi perchè
non trovano o hanno perduto il lavoro.

Il governo però assicura che sta' operando per risolvere i problemi. Ma
nessuno se n'è accorto, perché non è vero.

Noi siamo convinti che per dare ai più poveri bisogna togliere ai ricchi,
che non può esserci sviluppo se non ne beneficia la collettività, che la
questione sociale è strettamente collegata alla questione morale, cioè anche
all'abolizione dei privilegi.

La classe politica cominci ad eliminare i propri privilegi, cominci a
riformare se stessa. La sinistra cominci a fare qualcosa di sinistra anche
nei propri confronti. Darebbe un segnale decisivo al Paese, sarebbe una
spinta importante per cominciare ad affrontare i nodi della giustizia
sociale, sarebbe uno strumento per riconquistare consensi.

Lavoratori metalmeccanici

Lavoratori precari,

Pensionati.

Seguono firme.

Rita Ghiglione, Rita Mamino, Manuela Frau, Nadia Lombardi,Giuseppe
Bernardini , Giuseppe Gattoronchieri, Piero Baldoni, Ivan Ferrari, Mario
Veneri, Micaela Benedetti, Stefano Peroni

seguono altre 40 firme.

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