PIATTAFORMA METALMECCANICI.
- 250 euro di aumento per vivere - Sicurezza e riduzione d’orario per non
morire
In questi anni il capitale ha succhiato più sangue ai
lavoratori e in particolare agli operai che con il loro lavoro sono i maggiori
produttori della ricchezza. Mentre i profitti dei padroni sono andati alle
stelle, diminuisce il potere d¹acquisto della busta paga, che non arriva
neanche alla quarta settimana
del mese, e le condizioni in fabbrica ad ogni contratto sono peggiorate con più
orario, più recarietà, meno sicurezza.
Questa realtà non viene assolutamente scalfita dalla
piattaforma presentata da Fim, Fiom, Uilm.
SALARIO - La richiesta di 101 euro lordi per il 3° liv. e 107 euro al 4°
livello è una presa in giro, in quanto è da 10 anni, a partire dagli accordi
del luglio 1993 tra confederali-padroni-governo, che sono stati fatti rinnovi
contrattuali incentrati sulla moderazione salariale tanto che un operaio al 3°
livello, che sono la maggioranza nelle fabbriche, porta a casa 1.108,12 euro
lordi. Le stesse statistiche (eurostat e ocse) dicono che i salari in Italia
sono tra i più bassi d’Europa e sono stati erosi negli anni dall’inflazione che
ha avuto una dinamica del suo tasso più alta tra i paesi europei. Anche
l’ufficio economico della FIOM, è costretto ad ammettere che nell’intero
periodo (93-2004) nel settore metalmeccanico si è avuto uno scarto negativo del
9,9% tra inflazione programmata ed inflazione reale, che si è poi trasformato
in una perdita, pressoché irrecuperabile, del potere d’acquisto, tenendo conto
anche dell’aumento dei prezzi sui consumi alimentari delle famiglie (ad esempio
nel biennio 02-03 gli aumenti della frutta sono stati 15,5% e degli ortaggi
16%, etc.), e dell’aumento enorme di tariffe e costi dei servizi pubblici. Per non
parlare che il salario è stato eroso anche dal mancato recupero del fiscal
drag. La richiesta credibile nel contratto per avere effettivi aumenti
salariali e recuperare il vecchio che si è perso è di 250 euro uguali per tutti
i
livelli e il ripristino della scala mobile.
AMBIENTE DI LAVORO SALUTE E SICUREZZA - a fronte di una
situazione d’emergenza per gli operai che muoiono, si infortunano e si ammalano
come mosche a causa della nocività del sistema di produzione dei padroni che
spinge sempre più alla superproduzione ad ogni costo, con ritmi che aumentano,
non basta la richiesta di 1 ora all’anno di assemblea retribuita, tra l’altro
gestita dai responsabili della sicurezza aziendale, ma serve per prima cosa
l’elezione diretta degli RLS da parte dei lavoratori in ogni reparto e il pieno
potere di queste figure nella valutazione reale del rischio che la produzione
crea, servendosi anche della presenza stabile in tutte le fabbriche, e in
particolare nelle produzioni siderurgiche che sono oggettivamente più
pericolose, di tecnici e postazioni fisse dell’Ispettorato del lavoro, al
servizio dei lavoratori. Inoltre per svolgere un reale intervento nelle
condizioni di lavoro a rischio nei reparti condividiamo che il documento di
valutazione dei rischi sia fornito in copia non solo agli RLS, ma anche a tutti
i lavoratori che lo richiedono, in quanto non si tratta di un segreto aziendale
da gestire nelle commissioni sindacato-azienda, ma dell’ambiente di lavoro in
cui vivono gli operai e che deve poter essere anche messo sotto accusa e
modificato.
ORARIO DI LAVORO - è l’ultima chicca, invece che chiedere una riduzione
generalizzata dell’orario a parità di salario, si fa in modo di far decollare
l’orario plurisettimanale con la richiesta di un aumento delle maggiorazioni e
si inserisce la possibilità che tale istituto possa essere utilizzato anche di
fronte a particolari e non altrimenti affrontabili picchi produttivi, con il
risultato che quando serve si lavora su sei giorni di fila, in questo modo si
apre la strada al fatto di far diventare norma il sabato e la domenica
lavorativi; si rivendica l¹aumento dello straordinario camuffato dal meccanismo
della banca ore, si introduce la normativa sulla reperibilità.
LIVELLI - FIM, FIOM, UILM hanno fatto un bel lavoro, nell’arco di 10 anni si è
passati dai passaggi automatici da un livello a quello superiore, con fabbriche
in cui grazie a questo meccanismo si raggiungeva in poco tempo e per la
maggioranza dei lavoratori il 5-6° livello, al fatto di prendere a pretesto che
questa situazione di parità ed equità aveva bloccato lo sviluppo della
professionalità, per concordare il reinserimento in forma aggiornata di una
sorta di paghe di posto attraverso la valutazione del capo turno con una
pagellina che quantificasse, secondo dei criteri concordati con le aziende, il
grado di specializzazione rispetto alla polivalenza e alla polifunzionalità. Un
criterio meritocratico che ha svilito le mansioni effettivamente svolte a
favore di una nuova figura di operaio addomesticato che viene valutato secondo
il ruolo che svolge all’interno dei reparto e del suo grado di assoggettamento al comando dei capi e
capetti, come dire oltre a saper muovere bene le braccia anche il suo cervello
deve essere sottomesso alla missione aziendale di fare record produttivi senza
lamentarti. Questo ha portato ad una situazione di salari differenziati, con
effetti devastanti nell’unità operaia e con una situazione in cui, grazie alle
nuove
forme di contratti atipici, si entra al 2-3° livello e al 3° si resta o bene
che vada si ottiene il 4° dopo molti anni.
Ora, invece di ridurre le categorie e ripristinare il passaggio
automatico del livello, si vuole consolidare nel contratto nazionale un
ulteriore appiattimento verso il basso dei salari con l¹allungamento della
permanenza a livelli retributivi bassissimi.
Il sistema prevede 5 fasce in cui la prima, per il 1° e 2° livello,
viene definita non a caso A come avviamento al lavoro di fascista memoria,
nella fascia B (3° e 4° livello) vi sono i cosiddetti qualificati, nella fascia
C i tecnici, livello 5° e 5° super, nella fascia D, professionali 6° e 7°
livello, nella fascia E, quadri, 2 livelli dei quadri di 7°. Il passaggio da un
livello all’altro non sarà la stessa cosa del passaggio da una fascia
all’altra. Chi mai degli operai di quarto livello ed inquadrato nella fascia B
“qualificati” potrà salire nella fascia C “tecnici”?
MERCATO DEL LAVORO - si dice a parole che il rapporto di
lavoro normale dell’industria metalmeccanica è il contratto di lavoro a tempo
indeterminato, mentre la realtà è che nei reparti ci sono operai da oltre 12,
18 o 24 mesi che sono precari e ogni mese non sanno se saranno confermati,
benché svolgano mansioni operative sempre nella stessa azienda o reparto.
La legge Biagi (legge 30) non sarebbe potuta decollare nelle fabbriche senza
trovare prima accordi applicativi concordati tra le parti - con cgil, cisl,
uil, e così si è passati, da un governo all’altro, dagli interinali alla
somministrazione, dal contratto di F-L all’apprendistato e al contratto di
inserimento.
Con questa logica avremo ancora più lavoratori ricattabili, mentre è interesse
di tutti i lavoratori, non la regolazione della precarietà ma la sua fine
effettiva, attraverso la fine dell'utilizzo di tutti i tipi di contratto della
legge Biagi.
Noi rivendichiamo l’abolizione
della legge Biagi (e delle precedenti normative in materia, legge Dini e
pacchetto Treu) a partire da mettere dei paletti chiari all’abuso di manodopera
usa e getta, con la richiesta di
passaggio a tempo indeterminato per tutti i lavoratori dopo massimo 12
mesi senza se e senza ma, e il divieto nelle grandi fabbriche, soprattutto
quelle
ad alto rischio infortuni - come l’Ilva - di utilizzare lavoratori interinali.
Nella Piattaforma Metalmeccanici NON si
va in questa direzione ! Si pone il
tetto massimo del 15% per l’utilizzo nelle singole unità produttive dei
contratti a termine (già molto alto!), ma, poi, da un lato si esclude da questo
“tetto” i contratti di apprendistato e di inserimento (con la giustificazione
che questi sarebbero formativi - ma quanto mai soprattutto nella grande
industria), dall’altro si dice che questa soglia può essere aumentata da intese
a livello aziendale con le RSU per esigenze di flessibilità dell’impresa e si
apre la strada ad ulteriori contratti ricattabili, infatti si dice che: le RSU
saranno informate con congruo anticipo dell’intenzione dell’impresa di accedere
ad altre forme contrattuali previste dalla legge, oltre a quelle qui definite.
documento nazionale
Slai Cobas per il sindacato di classe