NO ALLE BASI MILITARI,
CONTRO LA GUERRA
RITIRO IMMEDIATO DI TUTTE
LE TRUPPE
Il
raddoppio della base militare USA a Vicenza, prima concordato dal
governo Berlusconi e poi confermato dal governo Prodi,
rappresenta un coinvolgimento sempre più profondo dell’imperialismo italiano nella politica della “guerra permanente”.
Dal
Molin servirebbe da base d’appoggio per
i bombardamenti aerei e per le truppe (statunitensi e italiane) specializzate
nelle guerre di “bassa intensità” (intervento contro le popolazioni e i movimenti sociali,
mascherato da “peacekeeping” o “guerra
umanitaria”). Dal
Molin sarebbe un “trampolino” verso il Medio Oriente,
l’Iran,
la Somalia, l’Africa
e, perchè no, l’Europa
come già avvenuto nell’ex
Jugoslavia).
La
decisione (del centro destra e del centro sinistra) di dare il
via libera alla costruzione di Dal Molin non è una “scelta isolata”, ma un
altro tassello della medesima politica bellicista che ha portato alla prima
guerra del Golfo in Iraq, agli interventi in Jugoslavia, in Somalia, in Afghanistan,
in Iraq e in Libano. Una politica di guerra e di barbarie
che cresce e si sviluppa quanto più i suoi sostenitori parlano di “pace”, magari con la copertura
dell’ONU.
Come
già avvenuto con la TAV in Val di Susa, quando la mobilitazione diviene movimento
di massa che coinvolge quote sempre più vaste di popolazione e tende a mettere
in discussione le regole della politica “istituzionale”, impensierisce i governanti. Governo
e “opposizione” di centro destra
vogliono impedire, anche con la criminalizzazione della
manifestazione di Vicenza, che la protesta superi i confini
della legittima avversione agli effetti delle servitù militari e si colleghi
stabilmente all’opposizione
contro la guerra e contro le politiche antioperaie dei governi di centro destra
e centro sinistra.
CONTRO LA GUERRA AI LAVORATORI
La
guerra aperta (con le sue basi, le sue armate, i suoi
bombardamenti, le sue occupazioni e le sue uccisioni)
ha nel profitto la medesima ragione di fondo della quotidiana guerra contro i
lavoratori che riduce i salari, taglia e
privatizza le pensioni e la sanità, scippa il TFR, abolisce i diritti e
precarizza sempre più le condizioni di vita e di lavoro.
Non
è per caso che a favore di Dal Molin siano schierati i padroni vicentini.
Questi nella costruzione della base intravedono la possibilità di appalti e
commesse, di futuri profitti. Padroni che chiameranno a difesa delle
loro aspettative di guadagno istituzioni e forze dell’ordine nel momento in cui
dovranno entrare in funzione le ruspe. Gli interessi di
profitto locale si saldano così con le strategie geopolitiche della borghesia
italiana.
Far
sì che l’opposizione alla base USA si
colleghi stabilmente alle lotte contro lo sfruttamento e che i lavoratori che
quotidianamente subiscono ristrutturazioni e precarizzazioni facciano come
propria anche la lotta contro la guerra, è l’unica
possibilità che abbiamo per far crescere una reale opposizione sociale contro
la guerra e contro il continuo peggioramento delle nostre condizioni di vita e
di lavoro.
NO A DAL MOLIN, NO ALLA GUERRA, LAVORO STABILE,
SALARIO, DIRITTI
Venerdì 16 polizia e carabinieri hanno caricato il presidio dei
cassaintegrati dell’Alfa Romeo di Arese, da anni in lotta per ottenere un posto di lavoro, più volte
promesso a vuoto da istituzioni, padroni italiani e padroni americani (che con
Coop e cordate di imprenditori legati al centro sinistra o al centro destra
hanno messo le mani sull’area ex Alfa Romeo e vogliono liberarsi di
lavoratori che si organizzano e non accettano la precarizzazione del lavoro). Guerra aperta e guerra contro i lavoratori sono
due facce della medesima medaglia: i profitti vanno difesi anche con la forza
quando gli operai si ribellano.
Slai
Cobas
Sindacato
dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale –
www.slaicobas.it
- www.slaicobasmilano.org
Milano, 16.12.07