informa COBAS
per il sindacato di classe 


SLAI COBAS DALMINE DICEMBRE 2006

Epifani, Angeletti e Bonanni contestati nello stabilimento Mirafiori

 

Possiamo dire che lo sciopero del 17 novembre promosso dal sindacalismo di base contro la finanziaria e contro il governo Prodi, ha anticipato le giuste ragioni che hanno spinto gli operai della fiat di mirafiori a contestare il 7 dicembre i  tre segretari dei sindacati confederali.

Questo episodio oltre a renderci felici, conferma che gli operai non solo sono contrari a questa finanziaria, allo scippo del tfr e a nuovi tagli alle pensioni, ma vogliono risposte concrete a Mirafiori come alla Dalmine:  contro l’allungamento dell’orario di lavoro, la perdità del salario per il carovita, la precarietà dei giovani operai, le morti e gli infortuni in fabbrica, e soprattutto che non hanno governi amici che possano fare una politica che difenda i loro interessi di classe, ma polo e unione sono solo due comitati d’affari dei padroni, per mantenere sempre il potere nelle loro mani.

Per questo è importante lavorare perchè si affermi tra gli operai una mobilitazione contro l’intera politica del governo “senza se e senza ma”, partendo dalla lotta contro le condizioni di sfruttamento in cui ci costringono a lavorare, che si vorrebbe perpetuare con un nuovo “patto per la produttività”  per il bene del  “paese” in nome del quale governo-padroni-sindacati,  ci vorrebbero chiamare a fare nuovi sacrifici.

 

DALLA FIAT MIRAFIORI

UN SEGNALE PER TUTTA LA CLASSE OPERAIA

 E I LAVORATORI

 

La contestazione ai massimi dirigenti sindacali confederali alla Fiat Mirafiori rappresenta un fatto sindacale e politico di grandissima importanza.

Giustamente gli operai contestano la finanziaria del governo Prodi, l’insieme della politica all’insegna della precarietà e del sostegno alla Confindustria di Montezemolo – anche presidente Fiat.

Quello che hanno contestato gli operai è il “sindacato amico”, principale puntello della politica del governo nelle fila dei lavoratori.

 

Gli operai Fiat hanno dato una risposta generale anche all’azione specifica dei dirigenti sindacali, Epifani in testa, di attacco frontale fino ai limiti della scissione a quelle voci nel movimento sindacale, rappresentate anche in seno alla Fiom, che non si rassegnano alla politica di un governo di “sinistra” a parole, ma di continuità con il governo di centrodestra nei fatti.

Nell’attacco che c’è stato alla Fiom da parte di Epifani, l’elemento principale è legato alla questione di “apertura ai cobas”, e quindi, di fatto, sono i cobas l’obiettivo di questo attacco; non certo come realtà effettivamente forte in fabbrica attualmente, ma come esigenza latente e veicolo di organizzazione e lotta degli operai e lavoratori.

 

E’ l’ora della lotta proletaria contro il governo Prodi, come necessità obbligata per evitare che settori di massa e di classe operaia possano cadere nella demagogia reazionaria dell’opposizione Berlusconi-Bossi-Fini.

Occorre, quindi, portare con forza il significato e l’esempio della contestazione a Mirafiori in tutte le fabbriche del nostro paese e sviluppare una politica unitaria di base che coinvolga maggioranze o rilevanti minoranze dei lavoratori; quella politica unitaria e di base che ci ostiniamo a definire e racchiudere programmaticamente nella proposta dei Cobas per il Sindacato di Classe.

 

- La difesa del salario, con il ripristino della scala mobile;

- l’abolizione della Legge Biagi con la lotta concreta per il passaggio a tempo indeterminato di tutti i contratti precari;

- la difesa della salute e della sicurezza, soprattutto nelle “fabbriche della morte”, applicando e allargando l’attuale quadro normativo della 626, imponendo le postazioni dell’Ispettorato in fabbrica e il blocco degli impianti e delle lavorazioni che mettono a rischio la vita degli operai;

- La difesa del posto di lavoro a fronte delle ristrutturazioni e delocalizzazioni delle aziende;

la lotta contro il TMC2 e i sistemi di sfruttamento scientifico, a partire dal gruppo Fiat

 

sono i temi su cui la lotta è necessaria, possibile e può vincere, ma se ci si organizza fuori e contro la politica collaborazionista dei vertici sindacali confederali, con autonomia e indipendenza di classe.

 

Da parte nostra, dalla Fiat Sata a Termini Imerese, dai Cantieri Navali di Palermo all’Enichem di Ravenna, dall’Ilva di Taranto alla Dalmine di Bergamo, siamo impegnati a fare la nostra parte di lotta, proposta e organizzazione.

 

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE     cobasta@libero.it   8-12-06

 

  PRODI SULLE PENSIONI:

 “È stato firmato un protocollo che dice che entro il 31 marzo dobbiamo riformare    il sistema, e quando si firma un protocollo si obbedisce”.

 

MONTEZEMOLO SUL TFR:

“Accordo fortemente migliorativo rispetto a quello prospettato”

 

Respingiamo l’attacco a TFR e pensioni

 

TFR: viene anticipata al 1° luglio 2007 la controriforma Maroni sulla previdenza completare.

La finanziaria porta a compimento lo scippo del TFR, da versare nei Fondi Pensione col

meccanismo del “silenzio-assenso” (il lavoratore che non comunica per iscritto la propria contrarietà vedrà finire in questi fondi il TFR che maturerà).

Verrà sottratto il 100% del TFR che maturerà ai lavoratori (delle aziende con più di 50 dipendenti) che non opteranno per i Fondi Pensione. Sarà versato in un fondo presso l’Inps, che servirà per finanziare le “grandi opere”!

Una misura per costringere i lavoratori a scegliere i Fondi Pensione privati e ad affidare la propria pensione alla Borsa e ai mercati finanziari.

Le pensioni pubbliche saranno ancora ridotte. Governo e Cgil-Cisl-Uil hanno siglato un memorandum (mai sottoposto ad alcuna approvazione da parte dei lavoratori) in cui si impegnano entro il 31 marzo 2007 ad aumentare l’età pensionabile e a diminuire l’importo delle pensioni Inps.

La Finanziaria, così, sferra il colpo decisivo alle pensioni pubbliche per favorirne la definitiva e completa privatizzazione, nonché riduzione. Già oggi la somma della pensione pubblica più l’integrazione dei Fondi Pensione, non fornirà una pensione uguale a quella attualmente erogata dall’Inps.

 

 

 

 

 

Casella di testo: Oggetto: disdetta tessera: Per la grave e insostenibile situazione presente nello Slai Cobas Dalmine per il sindacato di classe, segnata dalla perdita  di autonomia del cobas, dal continuo aumento del burocraticismo, dagli attacchi personali, e dalla conseguente difficoltà nel portare avanti il lavoro sindacale in fabbrica, revoco il mio tesseramento allo slai cobas per il sindacato di classe. 
Le difficoltà nel cobas non sono una situazione nuova, altre volte la discussione interna è stata dura, ma i recenti fatti mi fanno capire che a questo punto, non ci può più essere soluzione diversa per continuare il mio impegno in fabbrica, al servizio dei diritti degli operai e per la costruzione di un nuovo sindacato dalla parte e nelle mani dei lavoratori. 
Quando ai miei tentativi di superare ancora una volta le difficoltà interne, si risponde semplicemente con l'attacco, come è successo in questi ultimi tempi, quando per non affrontare 'nodi spinosi' si scrive una lettera di accuse false e gratuite cercando di screditarmi come operaio e come delegato rsu del cobas dalmine, signfica che si è raggiunto un punto di non ritorno. Per questo, come già detto sopra, revoco con effetto immediato il mio tesseramento dallo Slai Cobas per il sindacato di classe.                               30.11.06   Villa di Serio      Seghezzi Massimo
Abbiamo ricevuto una lettera di un delegato a cui vogliamo rispondere in quanto non si tratta di beghe interne o personali, ma della battaglia per affermare un altro modo di fare sindacato in fabbrica

 

Veniamo accusati di perdita di autonomia, ma la risposta sono le lotte che abbiamo messo in campo sempre in stretto legame con i lavoratori e i loro interessi: per la sicurezza nei reparti contro i ritmi e le condizioni di lavoro, per far emergere le responsabilità nei padroni sugli infortuni con la costituzione parte civile nel processo contro rocca per il giovane operaio di 21 anni del fap schiacciato da un camion... nel contratto dei metalmeccanici abbiamo portato la posizione autonoma al riformismo della fiom che “parla bene ma razzola male”, sia verso la filo-padronale Cisl portando nelle manifestazioni cartelli con “Pezzotta venduto”…nella lotta al precariato denunciando la prassi aziendale di licenziare gli operai perché infortunati, i presidi contro le agenzie interinali, lo sciopero nel reparto di sabbio contro i licenziamenti di giovani interinali dopo 2 anni…  nella battaglia per la democrazia in fabbrica per ridare la parola agli operai nelle assemblee, contro i burocrati sindacali e la loro alleanza con l’azienda per impedire l’agibilità sindacale in fabbrica del Cobas…

Altro che perdita di autonomia abbiamo fatto avanzare le ragioni degli operai contro padroni e sindacati aziendali.

Ma allora quello che il delegato rivendica è forse l’autonomia “per farsi i fatti suoi”!!! per far quadrare i tempi dell’attività con la vita privata, con le assenze dal reparto in varie fasi della lotta criticate dagli operai con frasi del tipo “non c’è mai”, con la minaccia di dimissioni e relativo distacco dall’attività perché più volte ha scambiato le critiche ad una concezione personalista del suo ruolo di delegato per attacchi personali…

Tutto questo non sono attacchi personali, ma solo critiche giuste e sacrosante in merito a fatti e comportamenti, come quelli che di recente hanno ostacolato l’attività, non facendo usuali rapporti e resoconti sulla situazione del reparto e gli umori degli operai, dal rimandare più volte le riunioni e per di più senza interessarsi dell’attività o portare proposte, dal far circolare in fabbrica comunicati senza i riferimenti della sede provocatoriamente, al non riconoscere l’utilità dell’informacobas e della sua diffusione continuativa, allo staccarsi per un periodo senza pensare le ricadute sull’attività e ancor più grave considerando che basti restare in contatto con alcuni operai del  reparto come se l’organizzazione cobas si riducesse ai suoi rapporti-legami personali, al non presentarsi come testimone al processo che vede imputato l’ex delegato, ora operaio, del cobas dalmine per la battaglia amianto accusato da un dirigente dell’Inail di diffamazione, lo stesso che con altri sindacalisti e dirigenti dalmine era coinvolto nella truffa amianto. 

Mentre è proprio il delegato che non è stato in grado di fare nessuna critica alla linea, posizioni, piano di lavoro del cobas, ma ha fatto solo critiche personali, attaccando, urlando, buttando sulla rissa, la sfida e andandosene dalle ultime riunioni in sede sbattendo la porta. 

Non volendo capire che le critiche non servono per screditare una persona ma per affermare la credibilità reale del cobas in fabbrica verso gli operai, chi si prende un’impegno deve mettersi al servizio degli operai e del cobas e non secondo gli umori o quello che gli prende bene al momento per dimostrare di essere il “bravo delegato” e poi non sapere per mesi cosa succede nel reparto in cui lavora!!! Quindi chi parla di autonomia in realtà vuole rivendicare una sua libertà nel lavoro e quindi far dipendere da sé i tempi del lavoro e delle vertenze dei lavoratori.

Veniamo accusati di burocraticismo di non discutere all’interno del cobas, quando da settembre si è messo sul tavolo i punti aperti delle varie vertenze per decidere priorità e dividersi i compiti  ma nessun contributo alla soluzione dei problemi è stato portato dal delegato che ha avuto un atteggiamento personalista del tipo vediamo  cosa riuscite a fare senza di me. Non partecipando alle attività programmate, che comunque sono andate avanti grazie alla partecipazione attiva di altri operai del cobas dalmine con il presidio per lo sciopero del 17 contro la finanziaria, con la campagna per il teatro operaio, con la diffusione dell’informacobas e l’intervento negli scioperi del contratto aziendale. 

Il problema è che chi parla di burocraticismo rifiuta l’organizzazione necessaria che serve per fare un lavoro sindacale di classe in fabbrica. Mentre noi rivendichiamo questo sforzo per dare una struttura stabile e funzionante al cobas con l’apertura della sede,  l’autoformazione sindacale attraverso lo studio di accordi e normative, le riunioni periodiche di pianificazione e un metodo di lavoro in cui il bilancio di errori o limiti serve per  rafforzare e far avanzare la linea del cobas.

E’ evidente che il lavoro del cobas dalmine non è perfetto e non sempre si è lavorato bene: non andando fino in fondo nelle questioni aperte, non dando continuità al lavoro, non mantenendo una presenza costante ai cancelli, non riuscendo a unire gli operai che non ci stanno e vogliono lottare, limiti ed errori di cui ci assumiamo fino in fondo la responsabilità, ma per poterli superare e fare il salto necessario al servizio dei lavoratori e del sindacato di classe.

Un salto per costruire la nuova alternativa operaia al potere dei padroni in quanto non si vuole costruire un altro sindacatino più rivendicativo che sta dentro le compatibilità del sistema, ma quello di fare avanzare la coscienza di classe dei lavoratori, attraverso le rivendicazioni sindacali che sempre contengono un elemento politico, per il potere nelle mani degli operai come unica garanzia e salvaguardia delle conquiste e che solo il programma e la linea dei cobas per il sindacato di classe portano avanti tra i lavoratori alla Dalmine come in tutte le fabbriche dove operiamo.

E’ questo l’impegno che ci assumiamo per rafforzare il cobas come organismo a base di questo percorso, partendo dal fare tesoro delle battaglie giuste fatte e dagli elementi di autocritica per poter fare meglio le battaglie future.

Proprio di fronte a questa necessità che il delegato ha messo a nudo la sua posizione, spirito, prassi, che perdendo di vista l’obbiettivo centrale finisce col mettere al centro la propria persona e non le responsabilità che abbiamo assunto di fronte ai lavoratori della dalmine, cadendo nel personalismo che è proprio l’opposto di mettere al servizio di un piano le proprie qualità individuali.

PER QUESTO SI COMUNICA A TUTTI I LAVORATORI CHE SEGHEZZI MASSIMO NON È PIÙ DELEGATO RSU DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE.

SI INFORMA QUINDI CHE IL RIFERIMENTO SINDACALE UNICO DELLO SLAI COBAS DALMINE PER IL SINDACATO DI CLASSE È SEBASTIANO LAMERA 335 5244902  (TELEFONO REPARTO 3008)

PER VERTENZE, ASSISTENZA FISCALE E LEGALE  SEDE PROVINCIALE BERGAMO VIA SAN BERNARDINO 24  APERTA GIOVEDÌ ORE 20.30                                                    

Slai COBAS DALMINE per il sindacato di classe     cobasdalmine@infinito.it