Ci permettiamo di intervenire in materia di carcere e tortura a titolo collettivo e come organismo facente parte di un sindacato di classe in costruzione basato sui Cobas nelle fabbriche e nelle realtà del supersfruttamento della precarietà e del neoschiavismo, perché non ci è piaciuto leggere ancora una volta di Adriano Sofri, che il movimento di classe e proletario conosce bene sin dal suo tradimento politico ed ideologico degli anni ottanta (prima con Reporter, poi con Panorama del craxismo e di Berlusconi, quindi con il Foglio e le sue esternazioni in materia di gravità o meno del fatto che le torture ai prigionieri islamici fossero fatte anche da donne soldato americane), in questo ambito.

In vero, se è un dato di fatto che il signor Sofri è stato detenuto dello Stato italiano, va detto sia che lo Stato stesso si è ben guardato dal fargli fare il giro d'Italia che fece fare al compagno Gramsci ed a decine di migliaia di proletari, comunisti ed anarchici, sia che lo stesso, continuava a guadagnare cifre astronomiche per scrivere per Panorama e Foglio, anche da detenuto.

Che oggi, costui, si voglia presentare, come paladino della lotta contro la tortura carceraria, è cosa che ci disgusta.

Sofri non è parte della lotta, è parte dell'oppressione.

Diffidiamo Reddito Lavoro dal censurare questo contributo.

Grazie

Slai Cobas per il sindacato di classe - regione Veneto - 5 agosto 2010