Slai Cobas per il sindacato di classe - Taranto - 6 agosto 2011

RIVOLTA DEL CARA BARI: DIVIDERE PER MEGLIO REPRIMERE

Mentre in termini burocratici dal vice questore Bellomo vengono comunicati agli immigranti del Cara di Bari i punti delle micro decisioni prese dal vertice di mercoledì, in un clima che a piccole concessioni (la carotina) si uniscono maxi minacce (il bastone) ove gli immigrati osassero riprendere la loro ribellione, le Istituzioni nazionali e locali sono impegnate nella repressione e rappresaglia.

Sono cominciati gli interrogatori, ma la novità è la divisione degli immigrati tra il carcere di Trani, dove sono rinchiusi 15 e quello di Bari, 13. Questa divisione rispecchia più o meno esattamente la nuova manovra repressiva che gli immigrati devono fronteggiare, quella della divisione tra presunti organizzatori e altri immigrati che sarebbero stati costretti con la forza a partecipare alla rivolta. Gli “organizzatori” sarebbero quelli del Mali, Costa d'Avorio e Ghana, i “costretti”, indiani, pachistani, del Bangladesh.

Si tratta di una linea da respingere risolutamente, anche legalmente, e che trova una sponda anche nella illusione presente sia in qualche legale sia in alcuni antirazzisti che così si ridurrebbero i danni, quando in realtà essa aggraverebbe solo la posizione di alcuni, fermo restando la repressione degli altri arrestati e una nuova ondata di denunce e arresti prevedibili.

L'obiettivo su cui lavora la Magistratura è sempre quello: l'esistenza di un piano di rivolta programmato scientificamente per un processo di rappresaglia esemplare, a cui seguirebbe l'espulsione di centinaia di immigrati.

Gli immigrati hanno già spiegato con la pratica della loro rivolta, con testimonianze rese ai giornali di come la rivolta sia stata voluta da tutti, di come la resistenza, la divisione dei compiti in essa, sia nata sul campo a fronte dei lacrimogeni e dell'aggressione poliziesca.

La realtà comunque è che si vuole nascondere la prima verità: sono gli immigrati parte lesa, lo Stato, le istituzioni operanti in questo campo,  i colpevoli di inosservanza del diritto all'asilo, al rapido esame delle loro domande (35 giorni), a fronte di masse di immigrati che hanno rischiato la vita per arrivare sulle nostre coste.


Come si fa a non vedere il nesso che esiste tra la risposta alla rivolta
del Cara e la tragedia dei barconi che produce così tante vittime di una
guerra che si combatte in Libia coi bombardamenti e che la Nato continua
nel Mar Mediterraneo con la mancata assistenza ad uccidere ?


Ora basta! Gli immigrati arrestati devono essere liberati !

Questo processo non sa da fare e se si terrà deve essere un processo ai veri responsabili della rivolta, lo Stato, il governo, il Ministero degli Interni, le presunte organizzazioni dedite alla difesa degli immigrati.