COMUNICATO RESOCONTO
E' durato oltre 5 ore il presidio/assemblea nazionale sotto il Ministero del
Lavoro e in p.zza Barberini a Roma, tappa finale della marcia/carovana per
la sicurezza sui posti di lavoro promossa dalla Rete nazionale, nata il 26
ottobre scorso.
Sono arrivate progressivamente dalle prime ore del mattino fino a
mezzogiorno inoltrato rappresentanze da tutt'Italia, offrendo un quadro
realmente significativo della battaglia e dello scontro che la Rete
nazionale sta conducendo contro le morti e le stragi sul lavoro, contro la
precarietà che uccide e intorno all'attuazione, miglioramento del Testo
Unico sulla sicurezza, Legge 81/08.
Le prime ad arrivare sono state le delegazioni di Taranto, Ilva, familiari e
appalti comunali, appartenenti allo slai cobas per il sindacato di classe;
il folto e compatto gruppo di operai e delegati della ThyssenKrup, con Ciro
Argentino con lo striscione dei giorni della strage, del dolore e della
rabbia di Torino, ma anche con i più recenti dell'ultima manifestazione
delle marcia/carovana contro la guerra dei padroni che ha toccato appunto
Torino, il 17 giugno.
E via via sono arrivati tutti, dalla Dalmine di Bergamo e l'altra fabbrica
bruciata della Bonduelle, all'Ist. Tumori di Milano, dal Comitato lavoratori
trasporti di Torino alle foltissime delegazioni di Palermo dei Cantieri
Navali ma anche i partecipanti all'ultima manifestazione contro la tragedia
di Mineo (CT).
La piazza si è poi via via rinfoltita con l'arrivo delle delegazioni romane,
i lavoratori dell'UsiAit che hanno costituito l'ossatura anche tecnica della
manifestazione, e la novità dei Comitati immigrati con la folta delegazione
di operai, lavoratori, lavoratrici rumeni, albanesi, con striscioni,
bandiere, una realtà sempre più importante della Rete nazionale e della
battaglia per il diritto di cittadinanza, per non essere più invisibili
votati a morire sui cantieri.
E ancora sono arrivati, il Comitato 5 Aprile per la sicurezza e la salute
sul lavoro, centro di coordinamento della mobilitazione romana, con dentro
operai e delegati della Telecom, Rls Ferrovieri, tecnici della prevenzione;
pezzi importanti della sinistra romana che ha data la sua adesione e
sostegno: il 'Nodo lavoro Sinistra Europea', le federazioni del Prc e Pdci
di Roma.
Ma la maggior parte delle delegazioni veniva da ogni parte d'Italia. Da
Ravenna, dall'Enichem e dalla Marcegaglia, al coordinamento degli operai e
lavoratori immigrati di Porto Marghera, alla grande e forse più numerosa
delegazione nazionale del Sindacato Lavoratori in Lotta , organizzatore dei
due cortei più importanti di tutta la marcia, quello in solidarietà con Ciro
Crescentino sindacalista licenziato dalla cgil e quello che ha portato mille
disoccupati, precari e lavoratori in piazza a Napoli il 28 aprile scorso.
Si sono aggiunte poi novità davvero importanti degli ultimi giorni, le
lavoratrici, le compagne di Action, con presenza di molte immigrate, con un
grande striscione colorato, che insieme alle lavoratrici di Taranto, Palermo
hanno organizzato con altri striscioni, vari pannelli una zona molto
visibile nella piazza sulla condizione generale, di precarietà, insicurezza
sul lavoro e oppressione, discriminazione, delle lavoratrici.
Ma molti altri non hanno voluto far mancare la loro presenza e adesione:
l'Usicons - associazione difesa utenti e consumatori di Roma, delegati dei
sindacati di base appartenenti all'assemblea lavoratori autoconvocati di
Roma, l'associazione "Sentieri di liberazione", da Molfetta
l'Associazione
Linea 5, l'associazione Militanz da Napoli, Piattaforma comunista di Roma,
ed altre realtà spesso non chiaramente identificabili, che hanno reso questa
manifestazione davvero unica, una vera novità nello scontro attuale frutto
di una marcia che con le sue 50 assemblea e oltre 20 tappe ha toccato
migliaia di lavoratori, donne, familiari, ispettori, tecnici, giuristi,
Medicina democratica, delegati di ogni organizzazione sindacale, dalla Fiom
ai sindacati di base e lavoratori di ogni settore.
Erano inoltre presenti i figli di Guglielmo Simoneschi, magistrato impegnato
sul fronte della sicurezza; ma anche l'ex sottosegretario al lavoro Rosa
Rinaldi, la compagna partigiana Braccitorsi.
Striscioni, pannelli, cartelli, volti, testimonianze, interventi. Sotto un
sole cocente. Combattenti della guerra di classe contro i padroni e il
capitale che uccide, ma anche compartecipi di una battaglia di civiltà per
affermare il primato della vita degli operai e dei lavoratori sul profitto.
Una chiamata a raccolta di oltre 200 rappresentanti di 200 posti di lavoro,
città, territori, devastati negli ultimi due anni di oltre 1600 morti.
Tutti hanno potuto vedere come la Rete si estende e si allarga con
combattività e proposte. Numerose le televisioni e i giornalisti presenti
che hanno intervistato principalmente gli operai della ThyssenKrupp alla
vigilia dell'apertura del processo - 1° luglio - contro i padroni assassini;
ma anche i familiari, i rappresentanti più conosciuti della Rete, gli
immigrati, le lavoratrici.
L'assedio a distanza del Ministero ha avuto il suo momento significativo in
occasione dell'incontro.
Durante l'incontro si è svolta in piazza una assemblea aperta con numerosi
interventi e testimonianze
Per l'incontro i rappresentanti del Ministro hanno chiesto
inizialmente una delegazione ristrettissima, cosa che non poteva essere
accettata vista la natura della Rete. Per cui, a fronte delle insistenze
della piazza, la delegazione si è ingrossata diventando effettivamente
rappresentativa, dalla Thyssen a Taranto, ai Cantieri Navali di Palermo,
alle realtà romane, al Sindacato Lavoratori in Lotta di Napoli, alla
rappresentanza degli immigrati, alla Dalmine, ai familiari dell'Ilva di
Taranto, alle lavoratrici precarie.
L'incontro al Ministero è durato oltre due ore, mentre in piazza Barberini
la manifestazione proseguiva.
Assente direttamente il Ministro Sacconi, delegato dal Ministro, l'incontro
è stato tenuto dal Direttore generale del Ministero, delegato alla
condizione di lavoro e della sicurezza in fabbrica, Ugo Menzioni.
L'incontro è stato aperto da Ernesto Palatrasio a nome dell'intera Rete
nazionale che ha presentato la Rete e indicato l'ordine del giorno
dell'incontro: che intende fare il governo del T.U. sulla sicurezza L. 81, a
fronte anche di dichiarazioni preoccupanti e inaccettabili del Min. Sacconi.
A premessa è stato detto che avrebbero parlato tutti i rappresentanti perchè
questo era una espressione delle diverse realtà generali ma anche delle
diverse aspetti del tema della sicurezza sul lavoro, ognuno dei presenti
aveva cose da denunciare, da pretendere e proposte da fare. Infine, abbiamo
detto che avremmo riassunto 6 proposte principali della Rete su cui
proseguire il confronto.
E' stata rappresentata la marcia/carovana e il confronto con tutte le realtà
delle stragi in cui la marcia/carovana è stata presente, dalla Thyssen a
Molfetta, da Porto Marghera alla Sicilia; un confronto proveniente dalla
diverse fabbriche e non dagli 'addetti ai lavori' e dalla casta
sindacale.
E' stato affermato che evidentemente non si poteva caricare tutto il
Ministero del Lavoro di una tematica così complessa che riguarda tutta la
politica del governo e quindi interessa tutti i Ministeri, dalla Salute alla
Giustizia, all'immigrazione, con il tema anche unificante della precarietà.
E' stato ricordato come avevamo combattuto negli ultimi mesi del governo
Prodi intorno a emendamenti al Testo Unico provenienti dai delegati Rls,
familiari, ispettori, tecnici della prevenzione, intorno ai nodi delle
sanzioni, dei controlli, degli RLS, che quindi eravamo interessati ora a
vedere, restando tuttora insoddisfatti dell'attuale Legge 81, se si
intendeva andare avanti o andare indietro.
A questa prima introduzione della Rete ha risposto il Direttore Generale
riprendendo alcune affermazioni del Min. Sacconi fatte in occasione della
strage di Mineo: il piano straordinario della sicurezza, la ricerca delle
risorse finanziarie che mancano, l'attenuazione obiettiva della fase
repressiva di controllo per privilegiare formazione e informazione,
l'integrazione dell'intervento pubblico-privato, i fondi interprofessionali
sostenuti dal sott. Viespoli, il coordinamento dei dati e degli interventi
di vigilanza, il rafforzamento degli organi paritetici, associazioni
imprenditoriali e sindacali.
Questa risposta ha lasciato naturalmente abbastanza insoddisfatti tutti i
rappresentanti che hanno cominciato il loro giro di interventi. Ciro
Argentino ha ripreso i temi della Thyssen, ha alzato il tiro nella denuncia
verso i padroni e sul ruolo insufficiente, se non connivente, degli organi
statali, la negatività di misure quali la detassazione degli straordinari,
mentre se proprio qualcosa si voleva realmente detassare avrebbero dovuto
essere gli investimenti delle aziende per la sicurezza. Ha posto con
decisione il riconoscimento della Rete. Pur essendo lui un delegato
appartenente alla Fiom e quindi ai sindacati confederali, ha espresso una
forte insoddisfazione verso di essi sia sul ruolo da essi svolto sui posti
di lavoro sia nel confronto col governo sul Testo Unico sulla sicurezza.
Subito dopo ha preso la parola Dromedari, tecnico della prevenzione della
asl
delegato rsu cgil appartenente al comitato 5 aprile che ha fatto una
contestazione tecnica di come funzionano gli organi di ispezione e
i controlli di prevenzione, ha denunciato la grave situazione di
sottorganico in cui versano
i servizi asl, ha ribadito che non è sufficiente la sola attività repressiva
per affrontare il problema ma va rilanciato il ruolo di Rls e lavoratori
che sotto il ricatto della precarietà del posto di lavoro mettono in secondo
piano la sicurezza rispetto alla possibilità di mantenere il posto di lavoro
per portare a casa un minimo di stipendio per la sopravivenza della propria
famiglia
- ha citato il caso di Crescentini licenziato dalla stessa cgil per aver
denunciato cantieri illegali -
certo con precarietà detassazione straordinari, allungamento dell'orario di
lavoro attacco al contratto nazionale
gli infortuni e le morti sono destinati a crescere
Luigi Sito del Sindacato Lavoratori in Lotta di Napoli, ha messo i
piedi nel piatto; il numero crescente di morti sul lavoro nonostante i
governi e le leggi cambino e che invece di risolvere il problema, si
proponga di far lavorare i lavoratori per 60/65 ore e quindi di ammazzarli
di lavoro; mentre ha ricordato come essi siano stati incriminati e
processati per aver protestato e difeso i familiari di un disoccupato quando
si è tolto la vita per mancanza di lavoro; come, quindi, chi lotta contro
queste tragedie, invece di essere ascoltato venga criminalizzato. Ha
sottolineato che i lavoratori precari, disoccupati non ne possono più e che
se i governi non sono in grado di affrontare i problemi, si debbano
organizzare per un loro governo, un governo operaio.
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Daniela Cortese rls telecom del Comitato 5 Aprile ha ripreso il lavoro fatto
con il
governo precedente nella fase finale della stesura del Testo Unico, in
particolare sul problema del raddoppio dei Rappresentanti della sicurezza
che dovrebbero essere due ogni 200 operai, sul potere di convocazione
dell'assemblea da parte degli rls
come su altre cose che poi non
sono state recepite nella stesura finale, ha espresso una forte
preoccupazione per il rafforzamento degli organismi paritetici
e indirettamente dei sindacati maggiormente rappresentativi, mentre ha
chiesto che venga riconosciuto alla Rete un ruolo di interlocuzione e
contributo, formale o
informale che esso sia, perchè esso è importante e utile alla costruzione di
una legislazione che risponda all'esigenza di affrontare realmente il
problema della sicurezza sui oposti di lavoro, e ha chiesto che su questo il
governo si esprima chiaramente.
La moglie di un operaio dell'Ilva dell'Associazione 12 Giugno è tornata su
questo argomento, insistendo perchè in aziende come l'Ilva ci sia una
postazione degli ispettori che svolga una funzione di deterrenza, controllo
tempestivo e punto di riferimento dei lavoratori e delegati, mentre invece è
stata autorizzata una postazione Inail la cui funzione allo scopo è inutile.
Dai familiari ma anche da altri interventi è stato sollevato il problema
della 'corsia preferenziale' per i processi aventi per oggetto omicidi
bianchi e la 'procedura d'urgenza' per i ricorsi aventi per oggetto
l'inosservanza delle norme sulla sicurezza.
Il delegato della Dalmine ha posto due temi: quello della certezza della
costituzione di parte civile per le organizzazioni sindacali aziendali che
deve essere favorita a tutela dell'interesse collettivo dei lavoratori e del
danno collettivo che una morte in fabbrica costituisce. Ha poi denunciato
con forza il caso della Bonduelle di Bergamo dove i padroni sono
responsabili dell'incendio della fabbrica e gli operai vengono messi in
cassintegrazione, mobilità o trasferiti, invece di chiamare i padroni a
pagare i costi del loro danno e a salvaguardare i posti di lavoro; così come
è inconcepibile quello che è avvenuto in una altra fabbrica di Bergamo, dove
chi ha denunciato l'inosservanza della sicurezza è stato allontanato con la
forza dalla fabbrica.
Questo tema è stato ripreso con un documentato intervento da un operaio dei
Cantieri Navali di Palermo che ha portato al Ministro un dossier di
fotografie che dimostrano l'inosservanza sistematica delle norme di
sicurezza nei Cantieri Navali di Palermo e in particolare nelle ditte
dell'appalto, ma come, a fronte di queste denunce, lui sia stato buttato
fuori dalla fabbrica, abbia perso lavoro e reddito e che a tutto questo ha
contribuito attivamente il sindacato confederale interno e che tutto questo
è avvenuto con il silenzio/assenso degli organi istituzionali e di
controllo. Senza intervenire in questi casi esemplari, affermando sicurezza
e giustizia, i governi, qualunque sia il loro colore, di fatto non fanno
nulla e le leggi restano sulla carta.
Il rappresentante della comunità rumena parte del Comitato immigrati di Roma
ha con progressiva insistenza illustrato la situazione reale dei lavoratori
immigrati, del razzismo, della discriminazione, della volontà di non
integrazione, dell'affermazione di una disparità di trattamento e diritti,
contraria ai principi umani e sociali a cui lo Stato dice di riferirsi e
che, chiaramente, provoca una condizione lavorativa nei cantieri, nelle
fabbriche, nelle strade, nelle case, che si traduce in morti, colpevoli di
voler mantenere una famiglia e sottrarla alla miseria. Ha dichiarato che
questo rende necessario lo sciopero di tutti gli immigrati perchè di questa
condizione di lavoratori di serie B, di moderni schiavi non se ne può più.
Infine, è intervenuta una lavoratrice precaria che ha illustrato come sia
impossibile parlare di sicurezza sui posti di lavoro quando il lavoro viene
negato, quando le amministrazioni comunali tradiscono le promesse o le usano
solo a fini elettorali e clientelari, quando ci si trova non solo senza
lavoro, ma anche senza soldi e senza casa e nessuno vuole provvedere.
A fronte di queste forti denunce, ma anche dell'illustrazione di una
condizione articolata e generale che è alla base della catena di morti sul
lavoro, a fronte di una competenza tecnica mostrata dalla delegazione
nell'individuare problemi e trovare soluzioni, a fronte della superiorità
morale di classe espressa dalla delegazione, il rappresentante del Ministero
del Lavoro è apparso colpito e senza argomenti convincenti, ha affermato che
molte delle cose dette possono essere risolte con la Legge 81/08 approvata,
e che su questo lui poteva dare garanzie. Su altre questioni poste, tipo
riconoscimento della Rete, il Direttore Generale mette a disposizione un
indirizzo e mail dove possono essere inviate le proposte della Rete e anche
le segnalazioni dalle varie realtà di lavoro; ma circa il riconoscimento di
essa come interlocutore ora come ora appare difficile ed è comunque una
decisione di carattere politico del Ministro a cui lui non poteva fare altro
che riferire.
A seguito dell'incontro che si è tenuto tra la delegazione e il
rappresentante del ministero
è stato emanato un comunicato stampa del Ministero
A incontro finito, la delegazione è tornata in piazza e ha riassunto
brevemente i contenuti dell'incontro e affermando che un documento con le
proprie proposte sarà
inviato al governo perchè su di esso si esprima.
La Rete ha annunciato come proseguirà il lavoro dopo questa importante
giornata.
Vi sono molte richieste da diverse città e luoghi di lavoro che la
marcia/carovana riprenda e prosegua a settembre e questo è naturale che
venga fatto. Ma la rete intende andare oltre la marcia.
SERVE UNO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE. Da più parti, sia in ambito
confederale e politico, sia in ambito dei sindacati di base, di questo si
parla o viene annunciato.
La Rete nazionale da parte sua spinge e contribuisce per questo sciopero
generale, che comunque intende promuovere, con il concorso di tutti, ove non
emerga una data condivisa precedente, per il 6 dicembre, anniversario della
strage della Thyssen.
La Rete nazionale ora andrà a strutturarsi sul piano locale, oltre le tappe
della marcia, per un lavoro comune e sistematico che assumerà anche la forma
di 'ronde territoriali' per il controllo dal basso delle condizioni di
lavoro e di sicurezza, per l'intervento immediato, l'organizzazione dei
lavoratori e la pressione verso padroni e istituzioni.
Vogliamo gli RLS in ogni reparto, in ogni realtà produttiva, eletti
direttamente dai lavoratori. Se la legge e le norme tra le parti sociali non
permetteranno questo, bisognerà imporre anche con elezioni autogestite
questa rete di fatto sui posti di lavoro di delegati Rls necessari per
mobilitare i lavoratori e modificare i rapporti di forza su questo fronte in
fabbrica. Per questo promuoveremo esperienze tipo-pilota quest'autunno,
ovunque sia possibile.
Accordi tra i vari partecipanti alla Rete anche per ulteriori scadenze
specifiche sugli immigrati, sulle donne, sono stati presi durante la
giornata.
Queste proposte che sono anche un nuovo appello a tutti ad unirsi alla Rete
verranno pianificate nella loro organizzazione in una riunione nazionale
convocata a fine settembre.
Insieme alle proposte conclusive sono partiti i canti di lotta e di denuncia
di Marco Chiavistelli sui temi del lavoro, delle malattie professionali,
amianto e di Piero Brega, uno dei fondatori del canzoniere del Lazio, che
hanno cementato il clima di lotta ma anche di orgoglio e coscienza che ha
caratterizzato la partecipazione delle delegazioni della Rete da
tutt'Italia.