Alla FIOM-CGIL TUTTE LE STRUTTURE
Cara FIOM,
io sono nato sindacalmente con te nel 2001 come R.S.U. eletto dai
lavoratori.
Sono l'ultimo dei tre moschettieri dell'ILVA di Taranto, che all'inizio
della sua storia, con la sua lucente croce sul petto e tanto, tanto
entusiasmo, voleva cambiare le cose, lo desiderava con ogni muscolo del
corpo.
Il mio cammino sindacale si è interrotto alla fine del 2007, quando osai
ribellarmi ad un sistema costituito e consolidato e, a tal proposito, inviai
una lettera all'attenzione di tutte le strutture, firmata dalla maggioranza
dei compagni che facevano parte del direttivo. Una battaglia pulita la
nostra, fondata sulle argomentazioni, sulle idee, sui fatti e persa con i
sotterfugi. L'esperienza di sindacalista prima, esecutivo e coordinatore di
fabbrica successivamente, mi ha arricchito, ma i sei anni intensi di
sindacato vero fra i lavoratori, ahimè non sono bastati ad insegnarmi le
strategie meschine che mi spinsero ad abbandonare disgustato i miei sogni.
Mi è costata tanto quella coerenza, lacrime vere, ma nemmeno una per il
rammarico di aver rinunciato alla mia carriera, numerose e amare quelle di
rabbia per aver dedicato tutto me stesso, per tanto tempo, ad un progetto
irraggiungibile, inarrivabile.
Quell'episodio a voi ben noto, mi convinse che se non potevo contribuire a
cambiare la storia, allora non potevo farne parte, decisi di dimettermi. Si
sa che in questi casi i martiri, fanno più male degli eroi e allora giù a
diffamare la mia persona, denigrare, disonorare con ogni sorta di storia
inventata ad arte. Ho subito anche questo, ma sono rimasto in silenzio in
questi anni, ho inghiottito tutto, mi sono limitato ad essere un iscritto,
un operaio di 3° livello, con tanta dignità e orgoglio.
Mi ha turbato oltremodo sapere dei provvedimenti ricevuti da Rizzo Francesco
e Battista Massimo, perché io so chi sono Battista e Rizzo, cosa
rappresentavano quando militavano nella FIOM. Erano gli stessi con i quali,
da componenti dell'Esecutivo, si manteneva in piedi la FIOM di Taranto, gli
stessi che vivevano e affrontavano realmente i problemi dei lavoratori,
quelli che quando le cose andavano bene, quando ancora non avevano "osato",
sono stati usati e manipolati a proprio uso e consumo da chi avrebbe dovuto
insegnare altri valori.
A quel tempo, sapevamo di essere un problema per l'azienda e per gli altri
sindacati, ma non immaginavamo che, presto, lo saremmo diventati anche per
la nostra Federazione. Si perché i tre moschettieri avevano un seguito
importante, proveniente dalla fiducia ritrovata da parte di tanti
lavoratori, che avrebbe potuto allargare il suo consenso e, se alimentata e
sostenuta,forse avrebbe portato meriti ad un sindacato fino ad allora
sopito, sicuramente ricattato dal ricambio occupazionale, ma ostinatamente
impegnato a lasciare la nave da crociera prima che diventasse un barcone
senza timone, tutto ciò, non è servito purtroppo a sensibilizzare la
coscienza di chi doveva alimentare l'entusiasmo e far crescere la FIOM senza
badare ad altri interessi.
Cominciavamo con l'esperienza a comprendere a nostre spese, che la foga da
spadaccini utilizzata dai moschettieri per ottenere qualsiasi conquista, si
definiva in una riunione dei soliti noti con l'azienda, una riunione dove,
chissà perché, si doveva rimanere soli, da quella stanza "privata", quasi
mai ci ha restituito i risultati auspicati.
Per tale ragione, in occasione di una di queste riunioni, il sottoscritto e
il compagno Battista, decidemmo di rimanere fino alla fine, sfidando il
nostro destino, solo per una volta, solo per capire quale importanza avesse
per chi vi partecipava "restare da soli" con l'azienda. Di cosa si
discutesse in tali occasioni, per noi, rimane tutt'oggi un mistero, con
l'occasione
infatti, ottenemmo solo le ire di chi aveva "diritto" di presenza. Fummo
"invitati" ad uscire, anzi, fummo cacciati, così realizzammo le nostre
certezze, quelle che fino ad allora erano stati solo dubbi.
E se fino ad allora il motto era "moschettieri!!! State buoni, portateci le
tessere e non rompete troppo i coglioni", da quel momento, le croci che
luccicavano sul nostro petto, si preparavano ad essere riposte sulle nostre
teste.
Ed ecco che diventava sempre più difficile dare spiegazioni ai lavoratori,
su tante strane decisioni. Noi ci si metteva la faccia, il cuore, ma non
bastava, era arrivato il momento di cominciare la nostra battaglia che
ancora oggi riteniamo legittima e libera da qualunque fine arrivista,
eravamo coscienti di non essere in grado di svolgere ruoli maggiori a quelli
che avevamo, volevamo solo democrazia, avremmo voluto un cambio ai vertici,
qualcuno in cui credere, ma il nostro appello fu anche la nostra condanna.
Allora mi domando: perché fra i sospesi non c'è la FIOM nazionale che era a
conoscenza di quanto avveniva? Eppure era indicato tutto nella lettera che
ho inviato alla tua attenzione, firmata anche da Battista e Rizzo, non l'hai
letta cara FIOM? Posso fornirti di una copia qualora non la trovassi.
I fatti oggi dimostrano quello che noi denunciavamo, ma i veri responsabili
hanno voluto punire e trascinare nella loro vergogna anche chi ha rovesciato
le poltrone, che aveva l'unica colpa di essersi opposto. Quanto è accaduto
da allora alla FIOM di Taranto in funzione di seguito di iscritti, dimostra
che quei lavoratori avevano fiducia solo negli uomini che rappresentavano la
sigla e non per i meriti di questa.
Questi sono i FATTI che dovevano essere esaminati.
Tornando ai tre moschettieri che, da quel giorno, furono ufficialmente
processati nella stanza che conta, erano usciti dal recinto e pertanto
andavano fermati in tempo, per la pace di tutti. Eh!! Si, strano processo
quello con il solo inquisitore, senza difesa, ne imputato viva la
democrazia.
Da iscritto Fiom quale sono oggi, mi piacerebbe sapere se nell'indagine
realizzata nei confronti di Rizzo e Battista, la "commissione" abbia tenuto
conto del parere dei lavoratori, anche ponendosi come minimo obiettivo di
interrogarne uno solo, magari con scelta ad estrazione, per sentire dalle
loro voci chi erano Rizzo e Battista, solo al fine di avere le idee più
chiare, ma soprattutto se abbia ascoltato Rizzo o Battista, non per diritto
di giustizia, ma per rispetto di quello che hanno fatto per anni in favore
dei diritti dei lavoratori, in tuo nome tuo cara FIOM.
Se la commissione ha eventualmente deciso di avvalersi delle sole
testimonianze di chi è ai vertici della FIOM di Taranto, non c'è bisogno che
lo dica io che i moschettieri non piacevano a nessuno di questi personaggi.
Questa ulteriore assurda decisione, mi ha convinto dopo dodici anni di
militanza, che questo sindacato non mi rappresenta più nemmeno come
iscritto.
Non può il sindacato che mi rappresenta, considerare una conquista la
vertenza sul cambio tuta, siglata senza consumare nemmeno un'ora di
sciopero per convincere l'azienda a ritoccare una cifra vergognosa, vertenza
che ha coinvolto le parti per un tempo lunghissimo, ma che guarda caso, si
chiude in fretta e furia un paio di settimane prima delle sentenze di
Genova . Coincidenze?
Non è il mio sindacato quello che non programma nemmeno un'ora di assemblea
per tornare dai lavoratori dopo aver siglato la suddetta contesa col fine
di spiegare quanto proposto dall'accordo e di giustificare il proprio
fallimento, e che invece ne consuma ben 4 di quelle ore per sostenere quella
che dovrebbe essere la normalità. Nella mia poca, ma intensa esperienza
sindacale, ottenere un'ora di assemblea dall'azienda ILVA di Taranto è stata
sempre un'impresa, concedimi cara FIOM, di fare i miei complimenti a chi è
riuscito ad ottenerne così tante, ben 4 e di proprietà dei lavoratori, nei
tempi giusti e con tutti i mezzi di informazione e di trasporto a
disposizione, impresa sicuramente ardua, ma mi consola sapere di tale
conquista, mi rinfranca la certezza che le agevolazioni ricevute dall'azienda
nell'occasione, saranno disponibili alla stessa maniera sul proseguimento
delle lotte contro la riforma dell'Art. 18, a proposito di ciò, 10 ore di
sciopero e nemmeno un' ora di assemblea a sostegno . Questione di priorità?
Non mi rappresenta un sindacato che oggi 30/03/12, con un comunicato
sostiene che i lavoratori sono ricattati dai responsabili aziendali e
costretti alla partecipazione della manifestazione programmata (da chi?)
pare da "i lavoratori", lo stesso sindacato che si limita come sempre a
comunicare, ma non è presente nei reparti a denunciare chi ha abusato del
suo potere, li è meglio stare alla larga, meglio che si dica che oltre 7000
lavoratori erano in piazza a manifestare "liberamente", ammettendo l'ennesima
sconfitta di chi il giorno prima, col solito volantino, invitava i
lavoratori a disertare.
Dopo aver tratto innumerevoli, amare conclusioni cara FIOM, sul sindacato in
generale che rappresenta i lavoratori dell' ILVA di Taranto, sempre più
abbandonati al loro destino, ho deciso di lasciarti cara FIOM di Taranto. Ti
lascio alle tue divisioni, alle persecuzioni di chi la pensa diversamente,
alla tua democrazia di facciata, al tuo caro arrivismo a costo di tutto,
anche del proprio orgoglio, della propria coscienza, della dignità che hai
il coraggio di pretendere dai lavoratori. Ti lascio alle tue bramate
"tessere" sempre in cima alle tue priorità, causa di tante dispute, di tante
diatribe che svantaggiano solo chi l'ha già sottoscritta.
Con profonda delusione ti dico addio cara FIOM.
Le soddisfazioni che speravo di ottenere nel mio ideale di sindacato, le
ritrovo ancora oggi, a distanza di 5 anni, tra i lavoratori che rimpiangono
i tre moschettieri, ma non oso invece raccontarti della considerazione che
hanno quelli stessi lavoratori riguardo al Sindacato dell'ILVA di Taranto,
quando si parla da lavoratore a lavoratore, da uomo a uomo, quando si è
effettivamente liberi di esprimere il proprio pensiero, se lo raccontassi,
mi sentirei in imbarazzo per te e per molti di coloro che attualmente ti
rappresentano a Taranto.
Taranto 30/03/12
L'ultimo moschettiere Ranieri Cataldo
Segue disdetta sindacale.
il compagno Ranieri prosegue la sua attività ora nelle file dello Slai Cobas
per il Sindacato di Classe ilva taranto