8 gennaio 2010

SLAI cobas per il sindacato di classe condivide questa posizione:

la solidarietà è un'arma ma non basta- serve l'organizzazione serve unire tutte le forze nella creazione di una struttura unitaria di soccorso rosso proletario e di massa

proletari comunisti
esprime la sua solidarietà al compagno enrico levoni , oggi processato nella sua attività di comunista questo è uno dei tanti processi che si svolgono nel nostro paese contro militanti comunisti, rivoluzionari, anarchici antifascisti per cercare di cancellare l'opposizione politica autentica che si sviluppa nel nostro paese in diverse forme e nei diversi campi della lotta di classe e di colpire in termini anche preventivi chi si organizza per il rovesciamento rivoluzionario del sistema capitalista, il suo stato i suoi governi

il governo Berlusconi ha intensificato nel 2009

 

la risposta a tutto questo che il movimento comunista e di opposizione non è all'altezza dello scontro e delle esigenze pesano settarismo, autorefenzialità di bandiera, incapacità di unità lotta e trasformazione

 

noi riproponiamo a tutti di costruire insieme una struttura locale e  nazionale unitaria di soccorso rosso proletario e di massa, che nasca attraverso una assemblea nazionale di tutte le forze, organismi e compagni disponibili

proletari comunisti ro.red@fastwebnet.it

 

 

l’appello PER IL 14 A MILANO

 

Coordinamento dei Collettivi Comunisti

Comunicato del 06.01.10

No alla repressione dei comunisti!

Il 14 gennaio prossimo, presso il Tribunale di Milano, si terrà il processo contro il compagno Enrico Levoni del Coordinamento dei Collettivi Comunisti. Questa udienza segue quella del 26 giugno 2009 di cui abbiamo riferito nel nostro comunicato del 30.06.09.

Questo processo contro il compagno Enrico non è altro che uno dei tanti processi che vanno inquadrati nell’ambito della persecuzione dei comunisti perpetrata dalla borghesia imperialista e che recentemente ha coinvolto decine e decine di militanti di diverse organizzazioni e partiti del nostro paese.

Oggi il movimento comunista è debole e non ha ancora il suo partito. Quantitativamente le sue forze non sono in grado di contrastare le forze della borghesia. Anche il rapporto tra le diverse organizzazioni comuniste e le masse popolari non è sviluppato come lo è stato un tempo. Non è quindi per l’effettiva pericolosità dei comunisti che la borghesia ci attacca e tenta con vari mezzi di ostacolare la nostra attività. È la pericolosità potenziale che la borghesia teme. Un movimento comunista che attua una linea giusta, se non ha forze le raccoglie, se non ha legami con le masse li allaccia, fino a diventare, come la storia ha più volte dimostrato, un’effettiva minaccia per il potere dei padroni, fino a strappare la direzione della società dalle mani della borghesia.

Mentre da una parte le autorità borghesi perseguitano i comunisti e le loro organizzazioni, dall’altra l’ordinamento sociale borghese costringe milioni di persone ad una vita sempre più insopportabile. Disoccupazione, eliminazione dei servizi, miseria, fame e guerra sono le pillole amare che la borghesia tenta di fare ingoiare alle masse popolari. Questa situazione genera inevitabilmente una mobilitazione sempre più ampia e determinata delle masse e da questa mobilitazione i comunisti possono raccogliere forze per ricostruire il loro partito.

La resistenza della organizzazioni e dei compagni e la solidarietà che essi raccolgono dalle masse sono un ottimo strumento per contrastare la repressione borghese e per rafforzare il movimento comunista.

A nostro avviso la giusta risposta contro questa persecuzione si articola su cinque punti fondamentali:

1.         la solidarietà reciproca tra le varie organizzazioni e i vari partiti colpiti e no dalla persecuzione, al di là delle divergenze politiche e ideologiche che dividono ogni componente del movimento comunista,

2.         la denuncia ampia e pubblica di questa persecuzione come elemento della lotta di classe che la borghesia conduce contro la rinascita del movimento comunista e a cui il movimento comunista deve rispondere unito,

3.         l’attacco contro i personaggi e le istituzioni che perpetuano la persecuzione per fare esplodere le contraddizioni interne alla borghesia,

4.         la mobilitazione delle masse in solidarietà con i compagni e le organizzazioni e i partiti compiti dalla repressione,

5.         ricavare dalla mobilitazione delle organizzazioni comuniste e delle masse popolari forze e risorse per ricostruire il partito comunista della classe operaia.

Il Coordinamento dei Collettivi Comunisti, adoperandosi per contrastare questo attacco repressivo, lavora anche su questi cinque campi ponendo particolare impegno nello sviluppo del quarto e del quinto punto.

In occasione dell’udienza abbiamo organizzato un presidio di protesta, per denunciare la persecuzione dei comunisti e per chiedere la completa assoluzione del compagno Enrico. Invitiamo pertanto tutti i compagni che riconoscono giusto e necessario mobilitarsi contro la repressione a diffondere questo comunicato e a partecipare e a far partecipare al presidio che si terrà davanti al tribunale di Milano il 14 gennaio 2010 a partire dalle ore 9.