Napoli 21 maggio ore 16 aula T3 facoltà Giurisprudenza (Via Mezzocannone).
assemblea nazionale disoccupati, precari, licenziati, immigrati
per il lavoro,
per il salario garantito
La crisi economica
mondiale è ancora lontana da una prossima fine
Governi, padroni e
banche ne scaricano i costi sui lavoratori, sui disoccupati, sui precari, sulle
masse popolari.
Mentre migliaia di
miliardi vengono stanziati per salvare le banche e
puntellare le grandi multinazionali, per i proletari si è aperto un sempre più
nero periodo di lacrime e sangue. Licenziamenti, abbassamento dei salari,
aumento della precarietà e disoccupazione, difficoltà a farsi o mantenersi una
famiglia, mettere su una casa, taglio alle spese sociali, dalla scuola alla
sanità, sono diventati una dura realtà per milioni di proletari, strangolati
anche da tasse, mutui multe e bollette.
L’OCSE e l’ONU ci
fanno sapere che nel corso di quest’anno avremo 40
milioni di nuovi disoccupati nel mondo e centinaia di milioni
saranno quelli ridotti alla fame.
In questo quadro, la
situazione italiana è, checché ne dicano i Berlusca-Bossi-Tremonti ecc.ed i loro giornali-tv, tra le
peggiori. La cassa integrazione ha toccato i suoi massimi dall’inizio della
crisi. Secondo l’INPS la cassa integrazione ordinaria
è cresciuta del 123,49% rispetto allo scorso anno: ad oggi siamo già a
179.617.307 ore. Per la cassa integrazione straordinaria va anche peggio: a
febbraio è aumentata del 28,07% rispetto a gennaio. A soli tre mesi dall’inizio
dell’anno, complessivamente sono un milione e duecento mila
i lavoratori in cassa integrazione e per la metà di questi non c’è futuro. Sono
destinati a fare la stessa fine dei 380.000 licenziati nel solo 2009 e ad
incrementare i numeri della disoccupazione che continua a crescere senza sosta.
Secondo l’ISTAT siamo ormai all’8,6%, che guardando ai
giovani arriva al 26,8%. Dati sottostimati (la stessa Bankitalia calcola il 10% di disoccupazione che per il Sud
si triplica) se si considera che sono 3 milioni gli scoraggiati a trovare il
lavoro e milioni le donne che non ci provano neppure.
A pagare un prezzo
molto alto sono i precari, quella marea di giovani con
contratti a tempo determinato, di collaborazione (co.co.co.),
a progetto, a chiamata, e tutte la altre forme atipiche introdotte prima dal
pacchetto Treu -voluto dal governo di sinistra- e poi
dalla legge 30 Biagi del governo Berlusconi.
Una manodopera usa e getta, con un salario che è un sogno quando arriva agli
800- 900 euro, e che una volta buttata fuori non gode nemmeno degli ammortizzatori
sociali. Sono decine di migliaia ora quei precari licenziati e la strage
maggiore è opera dello stato con veri e propri
licenziamenti di massa nella scuola insegnanti, personale ATA, ditte di pulizia
e nel resto del pubblico impiego statale e degli enti locali.
Per chi un lavoro
stabile ancora ce l'ha, aumenta il ricatto dei
padroni-alimentato anche dalla minaccia di chiusura e/o di trasferimento delle
produzioni all'estero- iper imporre tagli al salario
e l'aumento dello sfruttamento mentre nel settore pubblico le varie riforme di
Brunetta e soci stanno peggiorando condizioni di lavoro con ulteriori riduzioni
salariali.
Padroni e governo, inoltre, usano la
crisi come una clava contro i diritti dei lavoratori. Con la recente
approvazione del decreto legge 1167-collegato lavoro-
si smantellano tutte le barriere allo strapotere dei datori di lavoro.
L'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in difesa del quale erano scesi in
piazza 3 milioni di lavoratori, viene ridotto a carta
straccia grazie alla imposizione dell'arbitrato come risoluzione delle
controversie di lavoro. In buona sostanza, questo cosiddetto “collegato al
lavoro” trasforma in legge la deroga ai contratti nazionali attraverso la
legittimazione dei contratti individuali contenenti clausole peggiorative e
l'impossibilità per i lavoratori di rivolgersi al giudice per tutelare i loro
diritti ed impugnare i licenziamenti. Prevede inoltre un alleggerimento delle
sanzioni per il lavoro nero e le infrazioni sull'orario di lavoro, estende i soggetti
autorizzati all'intermediazione di manodopera (il nuovo caporalato) e permette
l'apprendistato a 15 anni come assolvimento dell'obbligo scolastico. Secondo il Ministro Sacconi questo è solo il 10 per cento di quanto
hanno intenzione di fare per riformare il mercato del lavoro. “Il nostro obiettivo -ha detto- è il contratto a tempo determinato per tutti”. In altre parole, la precarietà deve diventare la norma e i diritti
pari a zero. Il loro obiettivo è lo smantellamento dello Statuto dei
lavoratori.
Tutto questo avviene
nel silenzio, di chi dovrebbe essere controparte di padroni e governo, anzi per
ampia parte del sindacato confederale e dei partiti della cosiddetta 'sinistra'
questo silenzio diventa assenso. Lo smantellamento delle conquiste operato da
tutti i governi dei padroni anche quelli considerati amici e la politica dei
sacrifici, della compatibilità-concertazione con gli interessi delle aziende e
della cosiddetta 'economia nazionale', portate avanti
in tutti questi anni dai sindacati confederali, hanno determinato un
arretramento non solo nelle condizioni salariali e di lavoro ma soprattutto sul
piano dell'unità e della tenuta di tutta la classe operaia e le masse
proletarie.
Le lotte dei
disoccupati, dei precari e le lotte operaie in difesa del posto di lavoro non
riescono a
diventare ancora lotta unitaria e
generale, scontro frontale con padroni e governo.
Cisl-Uil si oppongono sempre più a
queste lotte e la Cgil si limita a chiedere qualche
ammortizzatore sociale in più o qualche illusorio e poco credibile piano
aziendale alternativo, magari all'insegna del “verde” e della difesa
dell’italianità della produzioni, senza disturbare
troppo il manovratore. I tetti e le gru, fino in qualche caso al pacifico
“sequestro” di qualche dirigente, sembrano essere l'unica chance lasciata ai
lavoratori, precari e non, per attirare l'attenzione di una mano salvifica
istituzionale. AI disoccupati e gli immigrati, da sempre utilizzati come arma
di ricatto e di pressione nei confronti dei lavoratori ancora stabili, si
chiede di arrangiarsi ed aspettare tempi migliori.
E’ ora di dire
basta! Noi la crisi non la vogliamo pagare!
Noi vogliamo,
lavoro, la fine della precarietà, il blocco dei licenziamenti, salari decenti,
salute e sicurezza, servizi sociali scuola sanità gratuita, raccolta differenziata porta a porta, ambiente sano
Come disoccupati
organizzati Banchi Nuovi di Napoli e disoccupati organizzati-slai
cobas per il sindacato di classeTaranto stiamo lottando per
questo e vogliamo contribuire allo sviluppo di un percorso unitario.
La disoccupazione,
il lavoro nero, la precarietà sono le conseguenze di
un sistema, quello capitalista, basato sul profitto. Non si esce dalla
disoccupazione e dalla precarietà, se non si lavora per mettere fine allo
sfruttamento ed a una vita di fatica combattendo e
rovesciando questo sistema. Lavoratori, precari, disoccupati hanno in comune
gli stessi nemici, gli stessi interessi di fondo, e
l’unica prospettiva : quella di lottare insieme.
Come realtà autorganizzate siamo impegnati,sui
nostri territori nella lotta per ottenere uno sbocco lavorativo o comunque un
reddito. Le nostre mobilitazioni, hanno ottenuto risultati positivi
sia sul piano del riconoscimento politico-sociale che su quello specifico delle
vertenze, per quanto ancora siamo lontani dagli obiettivi che ci poniamo: Il
nostro risultato maggiore è aver costruito una struttura organizzata e una
soggettività non addomesticabile e con una attitudine unitaria rispetto alle
altre lotte, legando le nostre vertenze per lo sbocco lavorativo, alle
mobilitazioni per l'ambiente e la salute, contro il caro vita ed il taglio alle
spese sociali, contro le spese militari e le guerre, contro il razzismo ed a
fianco dei migranti. Anche per questo su di noi - come
sugli altri movimenti dei disoccupati organizzati - si abbatte, una repressione
sempre più forte. Preoccupano le controparti la determinazione, l’autonomia dei
nostri movimenti e la volontà ad andare ben oltre le nostre vertenze locali
puntando alla generalizzazione della lotta.
Oggi più che mai siamo convinti che l'intensificazione e
l'allargamento della lotta autorganizzzata , l’unificazione di tutti i soggetti colpiti dalla crisi,
sono non solo necessari ma l’unica via per fronteggiare gli attacchi di padroni
e governo.
Per questo
proponiamo un assemblea nazionale per avanzare lungo un percorso unitario con
parole d’ordini unificanti.
Ci rivolgiamo in
modo particolare a tutte le realtà di disoccupati in lotta, che, come noi,
hanno in atto vertenze territoriali nella consapevolezza
che, di fronte alle centinaia di migliaia di posti di lavoro già persi e che si
perderanno nel corso di quest'anno, le vertenze
locali non bastano e rischiano di restare isolate e anche diventare preda di
speculazioni clientelari e quindi di essere portate a insuccessi
Dobbiamo contrastare
insieme campagne di criminalizzazione delle lotte dei
disoccupati che ancora più di prima sono, infatti, utilizzate per creare
contrapposizioni, concorrenza e divisioni non solo con gli altri disoccupati,
ma con i nuovi settori di senza lavoro.
E', quindi,
indispensabile che proprio dalle realtà organizzate, nel mentre continuano a
portare avanti i percorsi avviati per ottenere risposte ai bisogni immediati
dei disoccupati da essi organizzati, vengano proposte
unificanti con tutti i senza lavoro.
Tra queste va
rilanciata la lotta per ill Salario Garantito per
tutti. Una parola d'ordine non nuova per i movimenti di
disoccupati ma che fino ad ora non ha visto il coagularsi di forze capaci di
imporla sul piano nazionale. Le diverse proposte di legge per il reddito
sociale presentate negli anni passati non hanno
approdato a nulla per l'assenza di un forte movimento generale sul piano
nazionale capace di imporre questo obiettivo,
Organizziamo una assemblea nazionale per costruire insieme come
disoccupati, precari, licenziati, cassintegrati, altri settori sociali in lotta
studenti ,movimenti territoriali ecc questo movimento.
Tutti insieme alziamo la testa e
farciamo pagare la crisi a coloro che ne sono gli unici responsabili.
....Per adesioni banchinuovi@hotmail.it cobasta@libero.it