Con un quarto degli operai in piazza rispetto alla grande giornata di lotta del 20 novembre, con un'ottima preparazione mediatica ed istituzionale, la triplice dei chimici di Marghera ha portato a due nuove mobilitazioni dopo quella di lunedì 25.

Mercoledì 5 e giovedì 6 marzo tangenziale autostradale e stazione di Mestre sono state bloccate per alcune ore da circa 500 manifestanti, diretti dai noti burocrati che conducono la vertenza oramai da quasi tre anni (ma in realtà da sempre) con un metodo concertativo e perciò errato, ed oltremodo non sempre confacente alle decisioni assembleari e delle RSU (vedasi il blocco di Montefibre, o le recenti vicissitudini in Polimeri Europa, sulle quali rimandiamo alla ns. stampa il dovere di relazionare in dettaglio).

La polizia politica (oramai occorrerebbe chiamare le cose con il loro nome, per quanto siamo convinti che le responsabilità siano in chi dà loro direttive, giacché non si dimostrano molto entusiasti dei compiti loro assegnati) non è riuscita a mantenere nell'ordine il corteo in tangenziale, per quanto il numero non enorme di lavoratori scesi in piazza non abbia determinato quei pericolosi "salti del guarda-rail"  proprio a causa di folti cordoni di celere. ALla fine il blocco c'è stato, ed era presente alla manifestazione persino il presidente della provincia.

Che tutto questo sia paradossale, che a chiudere in Italia non siano le mafie ma che in molti vogliano chiudere ciò che ancora è funzionante ed attivo e tutt'altro che arrugginito del Petrolchimico (vedasi gli ultimi due incidenti occorsi, in Montefibre in un reparto di lavorazione abbastanza normale delle fibre, e in un vecchio e non attivo contenitore di acido che ha generato gravi ustioni su un lavoratore della bonifica), mentre i "politici" spingono a tamburo battente la spesa pubblica sul cemento delle tangenziali, dei passanti, delle rotonde, dei separatori in plastica, dei rallentatori del traffico, dei semafori, delle telecamere, ecc.ecc.ecc.ecc., e propongono di estendere alla società intera il modello portuale-cantieristico assai tristemente famoso di questi tempi, è un segnale della latitanza effettiva della magistratura, che al posto di intervenire a cose fatte o di cercare di intervenire sui soli reparti da bonificare, dovrebbe chiudere tutto per un periodo di verifica sociale e politica: chiudere i cantieri, chiudere gli appalti, chiudere i politici stessi, e questo solo ad applicare le leggi e la Costituzione.

Comunque la lotta portata a questo livello, nonostante l'intensa propaganda in luoghi della città, portata avanti dalla triplice dei chimici in questo periodo, non è riuscita per niente a raggiungere ed unirsi al mondo del lavoro di tutti quanti, e questo per il semplice motivo che O la popolazione, O i lavoratori, tutti, sono partecipi, e per essere partecipi devono averne le possibilità, O non c'è struttura di delega che possa supportare la gravità terribile della situazione economica e sociale attuale.

E quindi è attraverso il Coordinamento operaio, alla cui costruzione anche di continuità operaia con la nostra storia di Porto Marghera sin dal 1968 (e per questo, il rapporto con Franco Bellotto, dirigente delle lotte operaie a Marghera sino al suo arresto-licenziamento nel 1982, e successivamente fondatore a Marghera della AEA), e solo esso, e attraverso la sua successiva unità con gli studenti ed i lavoratori degli altri comparti economici (e basta con questa barzelletta della statistica dei servizi: lo sanno tutti, CENSIS compreso, che è un modo di nascondere la realtà !), e contro il precariato e contro la concertazione, cause principali della situazione attuale, CHE SI PUO' TORNARE A RESPIRARE, CHE SI PUO' CAMBIARE.

L'inquinamento avvelena anche te. Diglelo a "loro", veri inquinatori, di smetterla di inquinarci l'esistenza !!!

duriibanchi

7-3-2008