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 FAX INOLTRATO ALLE ORE 13,30 DEL 14-4-2009

ALLA PROCURA DELLA REP.VENEZIA

AL SINDACO DI FIESSO D’ARTICO

RGNR 3767 / 2009

Il Giornale 27 settembre 2007

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=208990

http://www.articolo21.info/rassegne/generale27092007/Art00187.htm

La Cassazione: occupare una casa non è reato

Roma - L’occupazione abusiva di una casa popolare non costituisce reato se chi la compie agisce perché spinto da uno stato di reale e grave indigenza. L’occupazione si configura come una sorta di «legittima difesa». La Cassazione emette una sentenza destinata a sollevare un polverone, rimettendo in qualche modo in discussione norme di diritto acquisite anche se con questa decisione non appare sancito il diritto all’occupazione ma solo il diritto, se poveri, a non essere condannati penalmente. La Suprema Corte infatti ha annullato con rinvio la condanna per occupazione abusiva di una casa dello Iacp a una donna di 39 anni, Giuseppa D.A. Donna che viveva sola e con figlio minore a carico.

Prima il tribunale e poi la Corte d’Appello avevano invece condannato la donna a pagare 600 euro di multa per quell’occupazione abusiva. La donna ha deciso di ricorrere in Cassazione e i giudici della Seconda sezione penale di Piazza Cavour hanno accolto il rilievo della donna. Giuseppa contestava il fatto che non fosse stato tenuto conto delle sue condizioni di indigenza che non le lasciavano «alcuna possibilità di rivolgersi al mercato libero degli alloggi». Ai giudici di Cassazione poi la donna faceva notare che né in primo né in secondo grado era stato preso in considerazione il fatto che aveva agito «in stato di necessità» con riferimento «al diritto all’abitazione e al diritto alla salvaguardia della salute sua e di suo figlio».

I giudici della Suprema Corte hanno quindi deciso di tenere conto di questi elementi e hanno ritenuto che il reclamo della donna fosse fondato.

«Rientrano nel concetto di danno grave alla persona non solo la lesione della vita o dell’integrità fisica ma anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona: pertanto, rientrano in tale previsione anche quelle situazioni che minacciano solo indirettamente l’integrità fisica in quanto si riferiscono alla sfera dei beni primari collegati alla personalità, tra i quali deve essere ricompreso il diritto all’abitazione in quanto l’esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona».

Adesso conclude la Cassazione toccherà ai giudici della Corte d’Appello svolgere una «più attenta e penetrante indagine giudiziaria» per capire se effettivamente lo stato di povertà della donna giustificava l’occupazione.

La sentenza comunque non avalla un diritto all’occupazione in caso di necessità, come sottolinea ad esempio Confedilizia. La Corte di Cassazione non ha sancito «nessun particolare principio» dice il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, aggiungendo che l’unico concetto stabilito dai giudici è che «lo stato di necessità può essere un’esimente» in casi come questo. E la Cassazione , conclude il presidente, ha rinviato alle corti il caso per la verifica della sussistenza di tale esimente.

 

 

giovedì 27 settembre 2007

Il Giornale

 

La sentenza della Cassazione provoca una bufera e suscita reazioni opposte. Favorevoli da parte del centrosinistra e soprattutto della sinistra radicale che tende pure a forzarne il significato, sostenendo che con questa pronuncia si sancirebbe un generico diritto all’occupazione per i meno abbienti. Decisamente contrari i rappresentanti della Casa delle Libertà che parlano invece di una sentenza che «tutela l’illegalità».
Evidente l’intento di rendere politica la sentenza da parte del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero che sottolinea come a questo punto risulti «evidente che il diritto primario all’abitazione non può certo ritenersi subordinato al diritto di proprietà». Per il ministro questa sentenza «fissa un punto fermo di grande civiltà nei diritti sociali delle persone» . Di tutto questo, conclude Ferrero «la Finanziaria dovrà tenere conto, definendo le risorse per un nuovo piano casa».
Spinge ancora più a fondo il pedale Francesco Caruso di Rifondazione. «Da anni ribadiamo nelle piazze di tutt’Italia che occupare una casa è un diritto, non un reato. Oggi la Cassazione conferma quest’elementare principio democratico: un tetto non è un privilegio, ma un diritto fondamentale che travalica gli interessi economici degli speculatori immobiliari che lucrano sul diritto all’abitare». Il ministro per le politiche della famiglia, Rosy Bindi, osserva che «la sentenza della Corte di Cassazione conferma una volta di più che il diritto alla casa è un diritto fondamentale della persona» assicurando che il governo è «consapevole di questo disagio». D’accordo anche il sottosegretario all’Economia, Paolo Cento dei Verdi: quella della Cassazione, dice «è una sentenza di civiltà: l’occupazione di immobili abbandonati o utilizzati a fini speculativi è stato uno strumento di denuncia con cui i movimenti per la casa hanno tentato di dare risposte in assenza dello Stato».
Di tutt’altro segno i commenti del centrodestra. «Occupare abusivamente case è un reato grave, e la sentenza crea un pericolosissimo precedente, istiga all’illegalità ed è un offesa per i cittadini onesti schiacciati dal caro affitto che non si sognerebbero mai di occupare illegalmente un edificio», dice il vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini. Rincara la dose l’azzurra Jole Santelli: «Siamo di fronte a una sentenza politica tipica di uno stato comunista». Massimo Garavaglia, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio della Camera denuncia: «Siamo già agli espropri proletari: questo è il governo Prodi».