Sono ormai giorni che è in corso la rivolta degli operai della
Fincantieri contro il piano di chiusura ristrutturazione della
Fincantieri che prevede
chiusure a Genova e Castellammare di Stabia, chiusure e tagli nelle altre
sedi in tutt'Italia.
La lotta ha assunto subito i caratteri di una vera e propria rivolta con
l'assalto alla Prefettura a Genova e occupazioni, blocchi di vario tipo a
Castellammare di Stabia, a cui si sono aggiunti scioperi e cortei nelle
altre città.
D'ALTRA PARTE CONTINUA LA COPERTURA ISTITUZIONALE
A TUTTI I LIVELLI POSTA CONTRO LE IMPORTANTI AZIONI
SINDACALI E GIUDIZIARIE CONTRO IL MONDO DELLE ESTORSIONI
E DELLO SCHIAVISMO IN APPALTI E SUBAPPALTI.
I CONFEDERALI HANNO RIDOTTO LA LOTTA ALLA DIFESA DEI
POSTI DI LAVORO, UNA LOGICA PERDENTE, PERCHE' SOTTO C'E'
LA QUESTIONE DELLE PRIVATIZZAZIONI, DEI MARGINI ECONOMICI
DELLO SFRUTTAMENTO DEGLI IMMIGRATI IN APPALTI E SUBAPPALTI,
QUESTA LOTTA DURA COME FORME A CASTELLAMARE E GENOVA,
NON CORRISPONDE AD UNA LOTTA A FONDO E GENERALE, ANZI
I CONFEDERALI CONTINUANO A TACERE SULLE CONDIZIONI,
E SI MUOVONO SOLO QUANDO IL FUNERALE E' IMMINENTE.
Sotto accusa non c'è solo la Fincantieri ma il governo e le istituzioni
locali; e intorno agli operai della Fincantieri, in particolare sia a
Genova che a Castellammare di Stabia, ci sono anche ampi settori cittadini
che
comprendono gli effetti generali di questo piano di chiusure.
La radicalità della lotta A CASTELLAMARE E GENOVA
e il fatto che venga messo in pericolo il lavoro
di tutti, ha spinto finora le OOSS a muoversi unitariamente,rispondendo
alla spinta di mobilitazione degli operai.
La lotta dei lavoratori si è scontrata con polizia a Genova e a
Castellammare di Stabia, ma gli operai sono stati determinatissimi a
respingere la repressione.
Detto questo, manca tuttora, però, nelle piattaforme sindacali una linea
effettiva che contrasti il piano di ristrutturazione. Le proposte di "un
grande progetto di riconversione della produzione navale affiancando altri
settori alle navi da crociera e militare...penso a traghetti e all'off
shore, allo smontaggio delle vecchie navi piene di amianto e veleni, che
ora vengono inviate in India e Bangladesh" - espresse da Landini (Il
Manifesto
del 27/5), rappresentano la tradizionale serie di buone intenzioni che
trascurano la logica del massimo profitto che c'è dietro il piano, le cui
scelte produttive non sono caratterizzate tanto da incomprensione di tutti
i settori in cui potrebbe esercitarsi l'attività cantieristica, ma
appunto
dalla linea del massimo profitto, della riduzione dei lavoratori e dei
loro diritti, con il massimo sfruttamento di chi resta. E' in sostanza la
logica del piano Marchionne. E come le buone intenzioni su "modelli e
riconversioni ecologiche" nel caso della Fiat non hanno prodotto alcun
cambio del piano
Marchionne, lo stesso avviene in questo settore.
La situazione degli stabilimenti in chiusura può essere paragonata a
quella di Termini Imerese, anche qui il risultato finale è la chiusura e
il
correre dietro a differenti proposte di ricollocazione in altri settori
lasciano
il tempo che trova.
Il governo in questo caso non è solo un terzo che assiste le scelte dei
padroni mettendo in campo al massimo un piano di ammortizzatori sociali,
ma è tuttora l'effettivo padrone della Fincantieri tramite il Ministero
del
Tesoro.
Questo può essere una condizione favorevole all'azione dei lavoratori
purchè si mantenga la rigidità di posizione rispetto all'unica effettiva
"soluzione" che gli operai hanno nelle mani in questa vertenza: la difesa
di tutti i posti di lavoro e del reddito tramite la riduzione
generalizzata dell'orario di lavoro.Bisogna scongiurare una linea simile a
quella che
sta portando alla chiusura definitiva di Termini Imerese.
Proletari Comunisti
Circolo operaio Marghera
1 giugno 2011