S.L.A.I. Cobas per il sindacato di classe
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ANNO ZERO
(Venezia 06/08/2010)
Ci troviamo a commentare la morte avvenuta ieri di un’autista spagnolo al Porto Commerciale di Marghera, e la prima cosa che viene in mente è: morte bianca o omicidio bianco?
Da anni infatti denunciamo sia la situazione del settore degli Autotrasporti, a partire dalla strage di Cessalto ma non solo, come Federazione Autisti Operai, sia del Porto in specifico, come Slai COBAS per il sindacato di classe e come Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, le condizioni di rischio e di precarietà esistenti al Porto di Venezia, ma anche nei porti di tutta Italia: ricordiamo a riguardo la morte di Luca Vertullo nel porto di Ravenna, schiacciato da un container durante il suo primo giorno di lavoro assunto dall’agenzia interinale Intempo, su cui è in corso un processo “senza colpevoli” in quanto i soggetti economici che guadagnavano sul suo lavoro erano ben cinque, ed è morto nella prima ora di lavoro, e la morte di due operai, soffocati nella stiva di una nave due anni fa nel porto di Venezia.
Sappiamo che al porto, ed è una cosa ben nota alle Autorità che ne hanno competenza, succede anche che alcuni autisti si trovino a movimentare mezzi per cui non hanno nemmeno la patente specifica, perché bisogna fare veloci e i traghetti bisogna che partano. Autisti che non solo non sono retribuiti per il lavoro che fanno, ma che nemmeno hanno una adeguata assicurazione nel caso accada qualcosa.
Secondo noi i colpevoli ci sono: sono le leggi che introducono la precarizzazione nei porti, come la privatizzazione delle Banchine, lo smantellamento della CLP e la proliferazione di una miriade di microimprese, e la possibilità di far svolgere le pericolosissime mansioni di carico-scarico a lavoratori interinali, introducendo, tramite la precarizzazione e la ricattabilità dei lavoratori, dei ritmi di lavoro frenetici.
Sempre più incidenti si verificano nel settore della logistica, e nonostante ciò un coro unanime di istituzioni e partiti locali ha dichiarato anche di recente che questo è il settore trainante del futuro della zona industriale di Marghera. Ma non era la tanto vituperata chimica che metteva a rischio la salute dei cittadini ? Forse che nelle aziende del petrolchimico c’era troppa sicurezza, troppi controlli, insomma, troppa coscienza da parte degli operai, tali che i profitti non erano più sufficienti? La sicurezza costa troppo. Meglio puntare sulla logistica, un settore in cui i margini di profitto sono ancora alti, a scapito di sicurezza e tranquillità dei lavoratori.
Il punto è abolire le norme che permettono la precarietà e le deroghe ai contributi nelle cooperative di facchinaggio e di pulizie, e tutelare i lavoratori del porto come di qualsiasi altro settore, e rivedere i piani industriali che privilegiano la circolazione sulla produzione.
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