Oggi a Mira doveva esserci lo sfratto dall’abitazione in affitto, di Mustafà e Mohammed, due lavoratori del Marocco di SLAI Cobas per il sindacato di classe. In realtà, il comune aveva informato le due famiglie già da due giorni, della fissazione di una “udienza” in tribunale, il 3 aprile, probabilmente per una composizione alternativa della vertenza con i padroni di casa dell’appartamento, la Cooperativa “Villaggio Globale” di Marghera. Anche se non c’è stata nessuna notifica agli interessati a tutt’oggi. Per cui si è comunque svolto, con una sola piccola provocazione di un inquilino del condominio, seccato dalla presenza dei compagni nel cortile interno della casa. Il presidio, cui hanno partecipato una decina di lavoratori immigrati disoccupati, appartenenti e non a Mira, a SLAI Cobas per il sindacato di classe, è durato quasi tre ore, dopo le quali si è trasferito in Comune di Mira dove è stata chiesta udienza al Sindaco. Prima e dopo l’arrivo in Comune, è stato distribuito ai passanti in quartiere il volantino che segue. L’incontro si è effettivamente svolto in una sala del Municipio, e il Sindaco ha preso un impegno sia rispetto alla situazione specifica, sia alla possibilità di aiutare le due famiglie ad un impiego. Infatti è stato evidenziato che non si tratta solo di lavoratori che hanno sempre dato in Italia, senza mai arrecare problemi a chicchessia, ma che oltretutto sono stati truffati dalle relative Aziende con contratti e normative eluse che ne hanno impedito di fatto l’erogazione delle indennità di disoccupazione da parte dell’INPS, ed in un caso, anche con problemi sanitari conseguenti alla mancata attuazione delle norme di sicurezza e prevenzione sul lavoro.

19.3.2009

 

SOLIDARIETA’ ED INGIUSTIZIE. DUE FAMIGLIE SENZA LAVORO NE’ INDENNITA’ ALCUNA

DA DIECI MESI, ORA RISCHIANO LO SFRATTO

 

Cittadini di Mira,

la crisi del sistema capitalistico sta dimostrando sempre di più agli occhi di tutti noi, il suo errore di base, il suo fondamento infatti è quello di produrre la crescita attraverso la disparità sociale e la disuguaglianza.

 

Due famiglie di lavoratori immigrati che da decenni vivono e lavorano nella nostra regione sono da 10 mesi senza un reddito. Otto persone, cinque adulti e tre bambini, che vivono in un appartamento sufficientemente grande ed abitabile, ma costoso, 500 euro al mese più le spese condominiali e le bollette infatti sono abbastanza un problema se non vi è reddito.

 

I due padri sono operai che hanno perso il lavoro il 31 maggio 2008. Hanno sempre lavorato onestamente, Mogammed dal 1992, e Mustafà dal 1998, non hanno mai avuto denunce.

 

Mohammed è nato nel 1953, è sempre stato operaio edile ed operaio agricolo. Lavora in Italia dal 1992, il suo libretto di lavoro è una via crucis, sempre un posto nuovo, adesso è senza lavoro dal 31 maggio 2008, a parte due settimane nell’estate scorsa, e non ha percepito neppure l’indennità di disoccupazione perché il suo ultimo datore di lavoro, la Cooperativa “La lunga marcia” di Mestre, non lo aveva nemmeno iscritto nelle liste dei lavoratori agricoli. Sta aspettando l’esito di una causa perché è rimasto sordo in quanto tagliava l’erba dei giardini senza la necessaria attrezzatura. L’ultimo contratto di lavoro, di due settimane, essendo illegale perché di comodo, è stato impugnato davanti all’Ufficio del lavoro, ma la solita “Cooperativa” di turno nemmeno si è presentata alle udienze. Mohammed ha una moglie e due figli a carico, di 9 e 12 anni. Vanno bene a scuola. Un altro figlio, è stato aggregato alla famiglia dalla magistratura, agli arresti domiciliari, in quanto è stato coinvolto nonostante estraneo alla vicenda, in un processo per la rapina di un telefonino tra immigrati che avevano litigato per futili motivi. Il suo avvocato, un noto penalista veneziano, ha scritto un’ottima istanza di appello. Ma ciò che è importante dire è che, nonostante sin dal settembre scorso un imprenditore edile di Camponogara si sia offerto di assumere ad orario pieno ed a tempo indeterminato questo giovane, il giudice che lo ha messo ai domiciliari, non gli concede di lavorare. Siamo in attesa di un accoglimento, che permetterebbe alle due famiglie se non altro un aiuto, di poter pagare l’affitto.

 

Mustafà è nato nel 1968, è stato sempre operaio in particolare dal 2000 ha lavorato nel famoso reparto di produzione di macchine per giardinaggio della GGP di Castelfranco Veneto, presso il complesso Cab Log di Noale, assunto via via da Cooperative del gruppo Gesconet (ultima la Hub), una gigantesca macchina di sfruttamento di immigrati, che occupa circa 2500 operai in tutta Italia, e che allorquando nel maggio scorso la GGP ha ritirato il contratto di appalto, anziché ricollocare altrove 77 operai, peraltro inquadrati in barba alla legge, come facchini, li ha licenziati, e a lasciarli senza indennità di disoccupazione ci hanno pensato le belle leggi prodotte negli anni ’90 dai concertatori della flessibilità. Ne era seguita una lunga occupazione, conclusasi con un accordo, e con la lista di mobilità. Chi assumesse oggi Mustafà, non pagherebbe i contributi per due anni. Ma nessuno lo assume. Mustafà vive con la moglie ed una bambina di 4 anni e mezzo, sua moglie attende un altro bimbo.

 

Nel loro paese, non avevano futuro, perché poveri e senza agganci alla mafia dello Stato del Marocco. Qui, hanno sempre lavorato. Sono stati lasciati senza un lavoro e senza una indennità di disoccupazione. Adesso hanno lo sfratto perché non riescono da settembre a pagare l’affitto alla Cooperativa proprietaria dell’appartamento, dal nome moderno “Villaggio globale”.

 

UN PAESE SENZA SOLIDARIETA’ NON E’ UN PAESE CIVILE

Slai Cobas per il sindacato di classe – Mira