COMUNICATO STAMPA 23.7.2008 h.18,30

Ora che un importante processo, quello a sette dirigenti della Fincantieri di Marghera accusati di omicidio colposo, si e’ concluso ieri 22 luglio con un parziale accoglimento delle richieste del pm di Venezia, Pipeschi, dopo che lo scorso 3 aprile un analogo processo si era svolto con analogo esito nei confronti di un dirigente della Fincantieri di Monfalcone, a Trieste, in attesa di poter leggere la sentenza della giudice monocr. Barbara Lancieri, possiamo dire la nostra, come e’ stato per il promotore delle prime indagini di questo stesso processo, il compagno Franco Bellotto presidente dell’AEA di Venezia, certi di non ricevere, le stesse attenzioni che i media hanno ovviamente riservato alle “parti civili” tardivamente scese in campo in questo stabilimento, in occasione del processo, con la scelta opinabile di chiedere cifre abnormi, in presenza peraltro di riconoscimenti economici assai modesti, per la vita umana perduta, per i familiari degli operai e delle mogli di operai deceduti-e di cui a questo processo. Franco Bellotto, come molti altri compagni, ed alcuni di noi, riteniamo che sia corretta la costituzione di parte civile di quelle associazioni e sindacati che hanno portato avanti la lotta prima che giungessero segnali di attenzione giuridica da parte degli organi predisposti a tutelare la vita dei cittadini e loro stessi dalla commissione di gravi reati da parte di terze persone, in genere per motivi di profitto economico. L’AEA si costitui’ in tutta Italia nei primi anni ’90, a Venezia nel 1993, e tra i suoi promotori a Venezia vi erano appunto Franco Bellotto, tecnico operaio discriminato politicamente dai confederali e dalla Enichem che continuo’ a tenerlo fuori dalla fabbrica, stipendiato, sino all’andata in pensione, pur di non averlo in stabilimento, e Luciano Mazzolin. Entrambi, con molti altri compagni, appunto sin dagli anni ’70 si era gli unici a lottare insieme a studenti e realta’ autonome, contro la nocivita’ in fabbrica e territori circostanti, contro il nucleare, contro la morte da lavoro, per uno sviluppo diverso. Dopo trent’anni, forze che storicamente si muovono ben di rado su questi temi, e che comunque si muovono solo in maniera mediatica e speculativa nei momenti importanti, ma che sono di fatto parte di quella irresponsabile concertazione che ha parte delle responsabilita’ della strage quotidiana sui posti di lavoro. Personalizziamo, perche’ personalizzano i media dando spazio a chi si compatibilizza, ma non ci asteniamo dalla critica. Lo ha fatto Franco Bellotto con la sua lettera aperta alla Giudice Lanceri, criticando giustamente l’atteggiamento di chi si reca a contribuire alla giustizia chiedendo un risarcimento abnorme, mentre alle famiglie delle Vittime toccano cifre non particolarmente adeguate sia alla perdita di vita umana sia alle sofferenze subite da chi e’ morto sul lavoro o dopo lunghissimi giorni e mesi e anni di malattia professionale. Infatti alle famiglie delle Vittime sono state riconosciute cifre di risarcimento che vanno dai 136.000 ai 301.000 euro. E giustamente i risarcimenti alle associazioni ed enti sono stati ben piu’ moderati di quelli richiesti. Ma con una notazione. L’AEA di Venezia ha avuto il riconoscimento maggiore proprio per il ruolo che ha avuto in questo processo come in molti altri. Vediamoli in dettaglio:

Provincia di Venezia, avv.Giacomini, richiesta 1.250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Medicina democratica di Milano, avv.Mara, richiesta 250.000 euro, ris. 30.000 euro

CUB di Milano, avv.Mara, richiesta 150.000 euro, Nessun risarcimento

AEA di Venezia, avv.Marin, richiesta 150.000 euro, risarcimento 40.000 euro

INAIL, avv.Menegatti, richiesta oltre 2.000.000 di euro (500.000 per immagine il resto per prestazioni gia’ date), risarcimento 790.000 euro

CGIL-FIOM, avv.Pozzan, richiesta 335.000 euro, risarcimento 30.000 euro

CISL, avv.Zaffalon, richiesta 400.000 euro, risarcimento 20.000 euro

AEA nazionale (Padova), avv.Zamboni, richiesta 200.000 euro, Nessun risarcimento

Regione Veneto, richiesta 850.000 euro, risarcimento 250.000 euro

Comune di Venezia, richiesta 250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Ministero dell’Ambiente, richiesta oltre 1.000.000 di euro, risarcimento 200.000 euro.

Riteniamo che sia corretto che il riconoscimento della valenza di parte civile dei sindacati ed associazioni sia effettivamente corrispondente all’impegno dato, sempre che questo non diventi il “movente” per dar battaglia a parole e sempre tardivamente, omettendo di dare risposte alle istanze che vengono dalla base, sino a quando poi non e’ troppo tardi. Infatti viceversa si danneggerebbe la causa operaia e proletaria in maniera incredibilmente irresponsabile. E la AEA di Venezia ha condotto quasi da sola, con il nostro aiuto in questi ultimi due anni, con la partecipazione della neonata Rete per la sicurezza sui posti di lavoro al sit in del 27 maggio, senza l’aiuto “militante” di queste altre associazioni e “sindacati”, come quelli che si erano opposte allo sciopero in Fincantieri nel 1995 raccontando agli operai che l’AEA faceva “terrorismo allarmista” dicendo cio’ che diceva sull’amianto che ancora si utilizzava in Fincantieri. O come coloro che oggi aspirano a poter “gestire” attivita’ istituzionali in materia sempre senza il processo di autorganizzazione degli operai, che devono continuare a morire sul lavoro ed a delegare ad altri la propria sicurezza. Hanno disquisito gli avvocati difensori anche su questo, ma non e’ nostro compito rispondere loro, difensori di persone che portano responsabilita’ ben maggiori di quelle che giuridicamente la Giudice ha ritenuto di poter riconoscere. Parrebbe appunto dalla quantificazione delle pene, lo vedremo alla sentenza, che non sia stata accolta la tesi accusatoria del pm Pipeschi circa la colpevolezza delle omissioni. I dirigenti NON potevano NON sapere cosa rischiavano i lavoratori. Sono del resto ingegneri e laureati per qualcosa. Parrebbe non riconosciuto questo aspetto. Ma nell’ambito della distribuzione delle responsabilita’ gli italiani si sa sono maestri nello scaricabarile, per cui non e’ escluso che la sentenza non assolva da cio’ i dirigenti, solo non ne abbia ritenuto di averne raggiunto la piena prova. In ogni caso la sentenza e’ importante ed e’ un vittoria dell’autorganizzazione degli operai, che sin dalla fine degli anni ’60 a Marghera, NON delegano ai revisionisti ed ai bonzi sindacali la propria vita ed i propri diritti. Una parte significativa della nostra storia, che molti vorrebbero avere uccisa con la repressione del 1982 e successiva, insieme ai dirigenti uccisi dalle BR, che invece continua a vivere nella classe operaia di Marghera, e che NON e’ criminalizzabile, mentre oggi inizia a prefigurarsi la possibile criminalizzazione della concertazione, come corresponsabile delle morti in fabbrica !!! Lo ripetiamo quindi, come sindacato di classe in costruzione dal basso e nella discriminante degli interessi del proletariato ed internazionalisti che ci caratterizzano a statuto:

CONCERTAZIONE + PRECARIETA’ = STRAGE DI OPERAI.

AUTORGANIZZIAMOCI E’ L’UNICA SOLUZIONE !

Coordinamento provinciale

SLAI Cobas per il sindacato di classe

province di Venezia e Padova