SINTESI DELLA SITUAZIONE IN EUROCOIBENTI
A cura del coordinamento provinciale SLAI Cobas per il Sindacato di Classe

ultima notizia: Euro Coibenti ha annunciato oggi 11.5.2011 alle ore 17 la ripresa della produzione a partire dal 12.5.2011

scritto dopo la riunione del Cobas Appalti Fincantieri di Marghera di ieri 10.5.2011

I problemi dei lavoratori di EuroCoibenti, una delle tre maggiori aziende italiane di coibentazione navale, iniziano nell’estate 2010. Questa azienda palermitana, lungo due decenni di attività per Fincantieri e non solo, è di proprietà degli stessi titolari di IsolSud.

Operante a Palermo ed Ancona, negli ultimi mesi la sua attività si è ridotta a causa del fermo di questi cantieri deciso a livello nazionale da chi sta cercando di distruggere la Fincantieri di proprietà statale in maggioranza, per gettarla nelle mani degli squali di passaggio in borsa. La motivazione è direttamente politica, poiché Fincantieri è una base rossa della classe operaia in Italia. Chiudere Fincantieri, “riposizionarla” nel mercato della precarietà per distruggere ulteriormente delle minime condizioni di lavoro, tenute in parte, non significa migliorare la realtà di oltre 10 mila lavoratori, ma significa peggiorarla. La realtà dello schiavismo camuffato, nasce dalla volontà politica ed economica di non garantire niente, di spingere i lavoratori a chiedere pietà per lavorare.

In EuroCoibenti questo non esiste, se non parzialmente, e questo grazie ad una forte sindacalizzazione, che si è sviluppata negli anni grazie alla forte specializzazione del lavoro.

Il sistema della doppia azienda esiste anche qui, tuttavia qui è secondario, poiché EuroCoibenti, che in passato operava sia direttamente con Fincantieri che su appalti della Demont, uno dei gangli maggiori del sistema di sfruttamento schiavistico in Fincantieri, da cinque anni lavorava in ATI con Isolfin Romagnola. Questa azienda, sorta come azienda familiare, è passata recentemente di mano all’imprenditore napoletano Catalano, ma in realtà in Fincantieri a Marghera Isolfin come ATI mette una struttura senza lavoro effettivo. Di qui, con la politica di Fincantieri, di ridurre il valore degli appalti, le conseguenze diventano pesanti per i lavoratori, se non reagiscono sindacalmente. La reazione sindacale provoca una necessità di contenimento, ed ecco come in altre aziende, gli irregolari ricorsi alla cassa integrazione, i repentini ritorni in produzione, gli accordi di premio di produzione, gli annunci di messa in liquidazione, i rifiuti a concedere copia dei piani operativi di sicurezza (questi lavoratori operano con lana di vetro, e quindi sono esposti alle fibre sottili), ecco le promesse di reintegro di assurdi e gratuiti licenziamenti, e dopo un mese le dichiarazioni di impossibilità di riassumere 6 lavoratori, ecco gli annunci di messa in mobilità di trenta persone, e la relativa marcia indietro, ecco le azioni antisindacali verso di noi, ecco le decurtazioni di 10-12 ore di lavoro da retribuire nelle buste paga di marzo, fino ad arrivare ora alla dichiarazione di sospensione del lavoro, ossia alla declamata impossibilità di pagare gli stipendi a causa dell’asserita dichiarazione di non pagamento delle fatture di EuroCoibenti da parte di Isolfin.

Molto francamente, se siamo concordi nel denunciare che Fincantieri esige sempre di più e ricatta e strozza le aziende di appalto con i propri sistemi, non siamo concordi nello sposare le vertenze tra i capitalisti che sfruttano il nostro lavoro, perché proprio la loro condotta dimostra tale sfruttamento, e ci basiamo sui fatti e non sulle parole.

Per questo, mentre mettiamo ancora una volta a disposizione della EuroCoibenti la nostra disponibilità lavorativa, dicono i lavoratori dell’azienda, dall’altra parte rivendichiamo il rispetto degli impegni e dei doveri dell’azienda. Non a caso, quando paventavano la mobilità e noi ipotizzammo, a patto di esaurire le ferie residue e di rispettare tutti in eguale maniera e misura, cassa integrazione a rotazione, non ci furono nemmeno i due incontri programmati anche alla nostra presenza, semplicemente per due volte, si disse, tutto a posto, lavoriamo.

Questo pressing psicologico sui lavoratori di EuroCoibenti, che ora sono quasi 150, mentre a Marghera sono affiancati da 30 nuovi operai con contratti a tempo determinato, dura da oltre 6 mesi, e quindi è mobbing di massa.

Torniamo alla sua origine. La compressione dei contratti d’appalto di Fincantieri con Isolfin ed EuroCoibenti porta quest’ultima dal mese di agosto 2010 a togliere la trasferta dalle retribuzioni.

La reazione è immediata, con ulteriore sindacalizzazione ed adesione di diversi operai anche al Cobas, sia con un attenuamento spontaneo della produttività dei lavoratori, che si vedono una decurtazione imposta dall’alto, senza poter opporre una ragionevole azione legale, in quanto in molti casi questa trasferta era il metodo per coprire straordinari e iperproduttività, con molti lavoratori assunti direttamente al cantiere di Marghera in contratto, e solo alcuni assunti in altri cantieri e poi inviati in trasferta a Marghera.

La questione della trasferta in realtà è una di quelle questioni abusate a fini fiscali da migliaia di aziende, perché in molti casi i lavoratori poi quelle trasferte non le vedono affatto (noto lo scandalo 2009 con Rocx ed Eurotecnica sempre dentro Fincantieri).

Arrivati a questa situazione, la EuroCoibenti lancia la CIG ordinaria a settembre-ottobre. Scriviamo alla INPS che è impossibile mettere alcuni in CIG ordinaria ed altri no, mentre altri fanno gli straordinari. Nel giro di 12 giorni la CIG ordinaria rientra. Segue alla fine di ottobre 2010 una provocazione di un capo verso un operaio, con successiva rivolta e sciopero spontaneo. Quindi si giunge ad una criminalizzazione della mancata produttività, che non casualmente, non segue correttamente le forme della legge 300, e serve solo per alzare la voce. A quel punto interviene mamma Cgil ad un accordo di aumento del premio di produzione. Ma con il riavvio della CIG ordinaria. Gioco ulteriore con la chiamata in CIG di 6 lavoratori che si trovavano in patria in aspettativa, e con l’interruzione della CIG stessa e la chiamata al lavoro 10 giorni prima che ritornassero, per licenziarli. Altre proteste e successivo accordo Cgil di riassunzione “a gennaio” a tempo determinato, che poi la azienda non rispetta.

Oggi la EuroCoibenti si ribella ai lacci e laccioli dei suoi sfruttatori, Isolfin e Fincantieri, e chiede appalto diretto. Ma sarà vera ribellione, o non invece una ennesima manovra per nascondere il tentativo di lasciare a casa 150 lavoratori bengalesi sindacalizzati, per assumerne di meno costosi, provenienti magari dalla Romania ?

Infatti queste parole furono pronunciate proprio da chi oggi appare come paladino di una azienda contro chi risica i suoi profitti, quindi i lavoratori del Cobas, pur esprimendo preoccupazione per la politica Fincantieri, ritengono di dover lottare solo per avere garantiti gli impegni ed i diritti della azienda per cui lavorano, e di dover precisare che sono stanchi di assistere come in molti altri casi, a chisure e riaperture, doppie e triple ditte, appalti e subappalti a catenella, e i soliti pescecani che pasteggiano sul loro lavoro.

Se Fincantieri è di proprietà dello Stato, quindi dei Cittadini, che vi sia diritto e garanzie.

Se questo sistema non le garantisce, che siano assunti tutti direttamente, i lavoratori non episodici dentro Fincantieri, e che si dia un esempio di controtendenza alla precarizzazione selvaggia che impera, e che miete vittime, non solo tra i lavoratori, ma anche tra gli stessi padroni.

E che non ci si venga a raccontare la panzana che “non ci sono commesse”.

La mancanza di lavoro in un settore particolare come questo, non nasce un giorno per l’altro, è una precisa scelta politica, che nasce nel 2008/2009, come denunciato nel volantino dello sciopero del 29 aprile dal ns.sindacato.